Fine ’89, ultimi fuochi del punk. Il batterista dei Negazione, una band del ramo, si chiama Jeff. I leader del gruppo sono appassionati di calcio e si divertono a storpiare Jeff in Neffa, cognome di Gustavo, 18enne attaccante paraguaiano della Cremonese, approdato nella Bassa in prestito dalla Juve, su raccomandazione di Giampiero Boniperti. Passano i mesi e Jeff, all’anagrafe Giovanni Pellino da Scafati (Salerno), diventa Neffa per sempre. Il ragazzo è bravo, si mette in proprio e nel 1996 incide un album di successo, “Neffa e i Messaggeri della Dopa”, con la canzone “Aspettando il sole” che scala l’hit parade.
Gustavo Neffa grande promessa del calcio arriva alla Cremonese in un concerto di trombe e fanfare. Si sprecano gli accostamenti a Maradona. Nello Governato, vecchio navigante del mercato, si sbilancia un filo: “Non vorrei esagerare, ma penso che possa essere paragonato a Diego”. Tarcisio Burgnich, allenatore della “Cremo”, lo accoglie con freddezza (“A me serviva un mediano”), salvo ricredersi al primo allenamento: “Ha un sinistro impressionante, mi ricorda Riva”. Finiti gli spot, cominciano i problemi. Un sudamericano nelle nebbie padane, operazione a rischio. L’illusione una domenica a San Siro: Milan-Cremonese, luccicante prestazione di Neffa, sotto gli occhi dell’Avvocato Agnelli in tribuna. Altro giro di sogni: ’sto ragazzo può diventare il nuovo Sivori. Povero Neffa oppresso dai paragoni e salvato da musica e tennis.
Il talentino, in un’intervista, parla delle passioni extra-calcio senza immaginare che il suo futuro proprio lì andrà a parare: “Mi piacciono il reggae e la musica lenta del Sudamerica, sono fanatico di tennis e il mio idolo è Victor Pecci (tennista paraguaiano di 25-30 anni fa, Ndr )”. L’avventura di Neffa nella Cremonese finisce e comincia un’altra storia, fatta di racchette e di canzoni. Fino al ’94 Neffa gioca a calcio sul serio, arriva al Boca Juniors del fu Maradona – che per un po’ sarà il suo impresario in una ditta di procuratori -, poi si innamora e piano piano molla il futbol.
Lei si chiama Rossana de los Rios (foto piccola sotto), paraguaiana come Gustavo, bella, bionda e tennista professionista. I due ragazzi di Asunciòn si sposano e vanno a vivere a Miami, negli Stati Uniti.
Nasce una bambina, Ana Paula. Quando Rossana ritorna alle gare, Gustavo ne cura la preparazione fisica. Il calcio va e viene. Neffa lavora come allenatore dei Dallas Burns, nella Mls, il campionato Usa di soccer. Poi apre una scuola-calcio a Tampa, in Florida, assieme a Roberto Cabañas, altra stella del pallone paraguaiano, ex dei Cosmos New York.
Un giorno Gustavo incontra un amico, fresco di viaggio a Roma, che gli dice: “Lo sai che in Italia c’è un cantante col tuo cognome?”. Gustavo s’incuriosisce, va sul sito internet dell’omonimo, gli manda una e-mail e scopre che il Neffa italiano si chiama così in onore del Neffa paraguaiano. Tuffo al cuore e cerchio che si chiude.
E oggi il Neffa cantante racconta: “Siamo diventati amici, ci sentiamo con i telefonini. Ammiro Gustavo per quello che ha fatto. Ha rinunciato al lavoro per amore, voleva seguire Rossana e la bimba. E’ una cosa romantica e neffiana, che mi piace molto”.
Resta da chiarire un particolare: “Gustavo non era un bidone, alla Cremonese era troppo giovane e non ha avuto fortuna. Poi ha scelto il cuore”. Bella storia, da scriverci su una canzone, prima o poi.