Che a Grosseto il calcio faccia fatica a decollare è un dato di fatto, difficile da contestare. La città è sempre stata tiepida nei confronti del Grifone anche nei mitici anni della serie B, all’epoca del presidente Camilli, quando poche migliaia di persone si accalcavano, si fa per dire, sui gradoni dello stadio “Carlo Zecchini” che raramente abbiamo visto davvero pieno. Certo i momenti d’oro nel tempo non sono mancati.
Come in occasione della fantastica promozione in serie C nel 1972-’73 quando nella giornata di festa che sancì la vittoria del campionato (ancora viva nel ricordo di chi scrive), tutta la città si strinse intorno alla propria squadra che aveva conquistato il salto di categoria ai danni, nientemeno che della rivale di sempre, Siena.
O come, sempre per ripensare ai momenti indimenticabili scolpiti nella memoria collettiva, in occasione di quella magica semifinale di andata dei play off contro il Livorno nel campionato di serie B 2008-’09 conclusasi con una grande vittoria in casa per 2 a 0, purtroppo seguita da una sconfitta nella Città Labronica per 4 a 1 al ritorno, con conseguente eliminazione e rinuncia ai sogni di gloria che in tanti avevano cominciato a fare.
Ebbene sì, senza tema di smentita quello è stato sicuramente il momento più alto toccato nell’ultracentenaria storia dell’Unione Sportiva, oggi F.C., Grosseto. Il momento in cui stavano per aprirsi addirittura le porte della Serie A – cosa alquanto incredibile considerando i campionati giocati dai colori Biancorossi dal 1912 ad oggi – e nel quale più o meno tutti avevano iniziato a crederci, identificandosi con la maglia e con quel desiderio di riscatto che da sempre contraddistingue i grossetani.
Pia illusione. Da lì purtroppo inizia il declino, un lento ed inesorabile declino tutt’oggi in corso.
Prima alcuni campionati anonimi sempre in serie B, poi la vicenda del calcio scommesse che coinvolge alcuni calciatori, quindi la penalizzazione, e poi la retrocessione in Lega Pro. E poi ancora un altro campionato anonimo fino… alla morte sportiva decretata volutamente da quello che i tifosi chiamavano il “Comandante” e che poi per ragioni ancora incomprensibili nell’estate del 2015 decide di abbandonare baracca e burattini e di far fuori il “gioiello di famiglia”. La squadra non viene iscritta al campionato, circostanza che sancisce appunto la fine della gloriosa Unione Sportiva Grosseto.
In effetti l’estate 2015 si rivela davvero tormentata, piena di dubbi e incertezze sul futuro dei colori Biancorossi.
Poi ad un certo punto spunta un tale Massimiliano Pincione che decide di farsi avanti e di sposare la causa del Grosseto Calcio, ripartendo non dalla Promozione e neanche dall’Eccellenza, ma addirittura dalla serie D. I tifosi credono (già… credono) che possa riaprirsi un nuovo ciclo e ricominciano a sognare. La squadra lotta, ma alla fine il campionato lo vince la Viterbese Castrense, la nuova squadra (per l’appunto) proprio dell’ex presidente Camilli. Il Grosseto arriva ai play off, ma esce al primo turno.
E rimane nel limbo. In attesa di decidere il daffarsi e soprattutto di decidere se presentare o meno la domanda di ripescaggio per tornare comunque in Lega Pro.
La decisione della società matura e purtroppo è negativa. Niente presentazione della domanda (che avrebbe avuto la certezza di essere accolta) e da questo momento dal limbo si passa al buio. Al buio pesto. Troppo cocente la delusione dei tifosi per passarci sopra come se niente fosse. Quindi, una serie incomprensibile di mosse false da parte del presidente Pincione riesce nell’intento di mettersi contro città, tifosi ed istituzioni. Insomma, il clima si fa pesante. Il F.C. Grosseto con atteggiamenti pretestuosi rivendica di essere stato raggirato dal Comune di Grosseto e presenta una richiesta di danni da 3 milioni di euro, dichiarando di non voler pagare la convenzione pattuita per l’utilizzo degli impianti di proprietà comunale. Però, al tempo stesso, vuole che gliene sia riconosciuta una pluriennale – alla base, a detta loro, della decisione di investire in questo progetto lo scorso anno – che tuttavia non può essere concessa a chi è moroso verso l’amministrazione comunale e soprattutto senza un passaggio consiliare che modifichi il regolamento comunale.
Inizia una telenovela stucchevole a suon di comunicati, repliche e controrepliche da una parte e dall’altra che fanno andare l’entusiasmo dei tifosi sotto i tacchi. In pochi ci capiscono qualcosa e sempre meno sono quelli che si schierano a favore della società. Il F.C. Grosseto è riuscito nell’impresa (davvero ardua) di far rimpiangere anche il periodo dell’ultimo Camilli, quello che non iscrivendo la squadra al campionato 2015/2016 ha fatto morire la storia…
Oggi non passa praticamente giorno senza che vi siano prese di posizione dell’una e dell’altra parte. Nel mezzo i tifosi. E la città, che continua a vivere sempre più distaccata dalle vicende calcistiche.
Come finirà? Crediamo male, perché quando un giocattolo si rompe è difficile ricomporlo. Ed in questo momento non ci pare che ci siano le condizioni per creare niente di positivo. Con atteggiamenti di sfida e di conflittualità che hanno stancato tutti, è impossibile far riesplodere la passione. Quella passione che già è flebile nei periodi d’oro, figuriamoci adesso!
C’era una volta il Grosseto Calcio e c’era una volta il Calcio a Grosseto… Verrebbe da chiuderla così. Ma è impossibile. In fin dei conti i colori e la fede restano, mentre i presidenti passano.
Celestino Sellaroli
L’articolo che vi abbiamo proposto (vai all’originale) venne pubblicato nel 2016. Il 18 luglio 2017 entrano in gioco gli imprenditori locali Mario e Simone Ceri, titolari dell’Associazione Calcio Roselle (squadra dell’omonimo sobborgo cittadino) e regolarmente iscritta al campionato di Eccellenza Toscana. Previo accordo con l’ex presidente Piero Camilli, che mette a disposizione lo storico marchio sportivo della cessata Unione Sportiva Grosseto, nonché col benestare delle istituzioni cittadine e della Federcalcio, il Roselle muta pertanto denominazione in Associazione Sportiva Dilettantistica Unione Sportiva Grosseto 1912, rilevando in via formale la tradizione sportiva biancorossa. Oggi la squadra tenta di risalire la china. Attualmente disputa il campionato di Serie D.