Ha settantuno anni Cesare Albè, il vicepresidente con delega all’area tecnica della Giana Erminio , la squadra di Gorgonzola che disputa il campionato di Serie C.
Alcuni anni fa era salito alla ribalta per uno sfogo shock nel quale aveva tirato in ballo Mihajlovic e criticato aspramente Balotelli. La sua è una storia di passione e dedizione, visto che era dal 1995 che guidava la stessa squadra. Praticamente quasi ininterrottamente, visto che nel 2018 si era volutamente fatto da parte, per poi ritornare dopo le dimissioni di Raul Bertarelli, suo braccio destro nelle quattro precedenti stagioni in C.
Francesco De Gregori, nella deliziosa “Leva calcistica del ’68”, rincuorava il dodicenne Nino dicendo che la bravura di un giocatore non si valuta da un calcio di rigore sbagliato, bensì dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Non sappiamo se Albè, Mister della Giana Erminio, che allora guidava da 22 stagioni consecutivamente (primato assoluto per il calcio italiano professionistico), sia un fan del cantautore romano ma, ne siamo certi, avrebbe fatto sicuramente a meno di tutta la notorietà ed attenzione piovutagli addosso dopo quella conferenza stampa post Giana-Mantova nella quale l’allenatore lombardo, per rimproverare due propri calciatori (i veterani Andrea Gasbarroni e Sasà Bruno), aveva finito per tirare in ballo Balotelli e accusare velatamente Sinisa Mihajlovic che, da allenatore del Milan, lo continuava a schierare in campo nonostante ne criticasse l’atteggiamento e il modo di stare in campo.
Dalla fabbrica ai professionisti: dal 1995, come detto, è seduto sulla stessa panchina.
Sinceramente sarebbe un grave errore, perché Albè non è l’ennesimo fenomeno da baraccone da dare in pasto agli amanti del calcio ignorante e del becerume più sguaiato, ma è un uomo con un’infinita passione per il calcio che nei suoi trentanove anni di carriera è partito dalla terza categoria ed è arrivato a 64 anni ad allenare in Lega Pro, dividendosi fra il lavoro alla scrivania negli uffici della Siemens Comunicazioni e i campi di periferia dellaMartesana.
Una persona schietta, non dotata di un eloquio sofisticato e raffinato e indubbiamente non interessato ad apparire diverso da quello che è: un uomo abituato a lavorare sul campo e a lanciare e insegnare calcio ai giovani che ha trovato dentro di sé le motivazioni per rimanere tutte queste stagioni nella stessa squadra portandola dalla Promozione fino a diventare una giovane ma splendida realtà fra i professionisti.
In un calcio che ogni giorno reclama meritocrazia, Albè ha sempre badato a fare i fatti vincendo tre campionati di fila e festeggiando cinque salvezze in Lega Pro. Per questo se il Nino della canzone di De Gregori può sbagliare, anche il “Ferguson di Gorgonzola” merita di essere riabilitato per una serie di fesserie dette a sangue caldo nel dopo gara. La perfezione non è di questo mondo, e nemmeno degli highlander romantici del calcio italiano.