Come i grandi appassionati ben sanno, il calcio in Argentina è dappertutto. Puoi parlarne davvero con chiunque: studenti, taxisti, guide, poliziotti. Ogni pretesto è buono per tirarlo fuori. Al ristorante: “Ciao chicos, cosa mangiate? Vi piace il River?”, o addirittura in Calle Florida, a Buenos Aires, per cercare di attirare la vostra attenzione per un cambio di moneta “favorevole”: “Cassa di cambio: Dollari, Euro, Real, Boca o River?”. E questo non vale solo per la capitale, ma per tutto il territorio argentino. Ovunque ti muovi, la passione per il futbol è sempre la stessa. Del resto anche questo è un modo per conoscere la cultura di un Paese.
Dopo aver incontrato un argentino, state certi che dopo pochi minuti di conversazione sarà ben felice di raccontarvi le storie più incredibili della propria squadra. Voi mettetevi comodi, se vi offre un po’ di mate, accettate, e poi statelo a sentire. Io ho fatto proprio questo con il mio amico Franco. Se si parla di Argentina, i club storici sono senz’altro Boca Juniors e River Plate. Negli ultimi anni però hanno fatto il giro del mondo anche le imprese del San Lorenzo, squadra del cuore di Papa Francesco e vincitrice della Copa Libertadores nel 2014, oppure il Newell’s Old Boys, allenato dal Tata Martino, prima di passare al Barcellona. Poi c’è il Velez Sarsfield, l’Estudiantes, il Racing, ma nessuna di queste è il team di Franco.
Lui è per il Rojo. Franco tifa Independiente. Non tutti sanno che il Club Atletico Independiente è la terza società per numero di vittorie in Argentina (16 titoli nazionali), ma soprattutto è la squadra che in tutto il Sud America ha portato a casa più Libertadores (7), vincendone quattro di fila dal 1972 al 1975.
Non solo, i diavoli rossi, a livello internazionale, hanno vinto anche altri 9 trofei che gli valgono il soprannome di Rey de Copas. Ultimamente però non se la passa troppo bene. L’ultimo trionfo in patria risale infatti al 2002 (Campionato Apertura), mentre il trofeo internazionale più recente è la Copa Sudamericana del 2017.
Non è tutto: Il Rojo è tornato a giocare in Primera Division dopo un anno di purgatorio in Primera B Nacional dovuto alla retrocessione, la prima dopo 108 anni di storia, arrivata al termine del Campionato Clausura 2013. “Ora però non ci pensiamo più e ci godiamo il ritorno in Primera”, mi dice Franco sorseggiando il suo mate. Franco è cresciuto con i diavoli rossi nel sangue. Suo fratello maggiore Federico gli ha insegnato tutto e ora non si perde neanche una partita. “Ogni volta che giochiamo in casa sono sempre alla Doble Visera, la casa dell’Independiente”. Con la maglia roja hanno giocato diversi campioni. Leggende come l’italo-argentino Raimundo Orsi o Jorge Burruchaga, autore del gol decisivo dell’albiceleste in finale contro la Germania Ovest nel Mondiale del 1986. Per i più giovani, ci sono anche Esteban Cambiasso, in campo nel primo match di Franco allo stadio, ed El Tanque German Denis, capocannoniere proprio con l’Independiente nell’Apertura 2007.
Jorge Burruchaga
Anche Franco è giovane (meno di trent’anni), ma i suoi idoli sono altri due. Il primo è Sergio Aguero. “Vedere muovere i primi passi da calciatore al Kun è stato incredibile. Si capiva subito che era un fenomeno”. Franco ha assistito in diretta al momento in cui Aguero batteva il record di giocatore più giovane ad aver esordito in Primera Division. Record detenuto in precedenza da un certo Diego Armando Maradona, debuttando in campionato a 15 anni e 35 giorni.
Impossibile dimenticare uno come il Kun: “Ha promesso che tornerà, speriamo che mantenga la parola”. Il secondo nella lista di Franco è Gabriel Milito. Il fratello maggiore dell’ex genoano e interista Diego, ha giocato con la camiseta roja dal 1997 al 2003.
Poi l’esperienza in Spagna, prima al Real Saragozza e poi al Barcellona, fino al 2011. Indovinate dove ha giocato l’ultima stagione della sua carriera? Naturalmente a casa. “Gabi è stato davvero un grande, la sua ultima partita alla Doble Visera è stata pazzesca”.
Parlare dell’addio del Mariscal fa commuovere quasi Franco: “Che ci vuoi fare, parlare di Milito mi emoziona”.
Ma per ogni tifoso dell’Independiente che si rispetti il vero idolo è uno solo: Ricardo Enrique Bochini. Trequartista dal talento sopraffino, ha giocato dal 1972 al 1991 solo con la maglia dei Diablos Rojos e detiene tuttora il record di maggior numero di gare giocate (634) per una sola squadra nella Primera Division.
Con l’Independiente El Bocha ha vinto tutto: 4 campionati argentini, 5 Cope Libertadores, 3 Cope Interamericane e 2 Coppe Intercontinentali. I sostenitori della Juventus se lo ricorderanno di certo, non con troppo piacere, per la rete che regalò la Coppa Intercontinentale del 1973 ai suoi, proprio contro i bianconeri.
“Anche chi non lo ha mai visto giocare non può non amarlo!”. Bochini però non è solo un’icona per i tifosi del Rey de Copas, ma è stato anche il mito di un altro, per molti il più grande, numero dieci. “El Bocha era l’idolo di Maradona”, mi svela Franco. “Pensa che quando nel Mondiale ’86 entrò negli ultimi minuti della semifinale contro il Belgio per sostituire Burruchaga, Diego si avvicinò e gli disse: ‘Maestro, insegna’ ”.
L’Independiente è un club di Avellaneda, una città in provincia di Buenos Aires, e gioca il Clasico contro il Racing, l’altra squadra locale. Tra i derby dell’Argentina, è senz’altro uno dei più sentiti e caldi. Nel corso degli anni la rivalità si acuita sempre di più per via di alcuni episodi a dir poco singolari.
Un esempio? Dopo che il Racing vinse la Coppa Intercontinentale nel 1967, alcuni tifosi dell’altro club di Avellaneda seppellirono sette gatti morti sotto la porta di uno stadio.
Tutto vero o una solo una leggenda? Fatto sta che da quel momento il Racing è incappato in diverse sfortune, come la prima retrocessione della sua storia del 1980. Maledizioni a parte, Franco vive il Clasico in maniera più semplice: “Hai presente la maglia albiceleste dell’Argentina? Non la metto perché ha i colori di quella del Racing. Preferisco usare la seconda”. Viva el futbol argentino, viva Franco da Baires.