Nonostante anche nella Riviera dei Fiori il football sia stato “importato” dagli inglesi (bisogna risalire almeno al 1903, quando la colonia britannica sanremese provò a dare impulso a una sezione apposita all’interno del locale “Velo-Sport”), esiste un suggestivo fil rouge che riconduce quei primi calci, pure, al “Quadrilatero”.
Tra il 7 e il 14 aprile 1912, infatti, l’Ausonia F.B.C. (definita spesso ed impropriamente la “prima Sanremese” ma in realtà «una nuova associazione fondata da giovani volenterosi – in massima parte studenti – della città di Sanremo») organizzò – e vinse – un quadrangolare dal montepremi di ben 563 lire. Superato il Sanremo F.B.C. in una semifinale-mattanza (che fece contare sei contusi), nell’ultimo atto i neroazzurri si sbarazzarono anche della S.C. Sant’Ampelio di Bordighera con un inappellabile tre a zero. Al di là della consueta spina dorsale inglese, formata dai terzini Rosbell e Anderson e dal centromediano Walter, però, i trionfatori si avvalsero eccezionalmente in finale di «due valenti giuocatori vercellesi», annotò polemico “L’Avvenire di Bordighera”.
Il confronto tra i tabellini della manifestazione porta alla conclusione che si fosse trattato di tali Ponti e Marcone, il primo half-back, l’altro inside-forward. Sconosciuti alla prima squadra delle “bianche casacche” ma chissà, forse riserve, forse “boys”, forse onesti pedatori del circondario, sicuramente ingaggiati reinvestendo (buona?) parte di quel gruzzolo di cui sopra che quarantasei munifici sottoscrittori avevano destinato all’evento.
Ma in chiave “quadrilaterale”, attenzione anche a quanto accadde il 25 maggio del 1919, data della première ufficiale della sezione calcistica dell’Unione Sportiva Sanremese. Sul campo del “giardino pubblico” di Ventimiglia, infatti, i matuziani si presentarono in maglia nerostellata (unicum!), patendo peraltro un umiliante sei a uno dal locale Sport Club. Chi prestò/donò loro quelle divise? Un giocatore monferrino?
Un membro casalese (di origine o di simpatia) presente nel nuovo organigramma (del quale, purtroppo, non si ha copia)? E perché non furono riutilizzate: scaramanzia o cessazione, appunto, del prestito? Interrogativi cui solo un’imperterrita ricerca potrà dare risposta, fornendo materiale a una nicchia ristretta per la creazione di nuovi aneddoti o, perché no, per la strutturazione di inediti ma significativi intrecci storico-sportivi.
Gerson Maceri