Era nato in una famiglia molto ricca e snob dell’alta borghesia cubana, ma lui aveva stabilito di vivere tra il popolo e per il popolo. Ecco perché Tomas Milian verrà ricordato specialmente in Italia come “Er monnezza” o come l’ispettore Nico Giraldi, ovvero due personaggi squisitamente popolari che hanno fatto una certa storia del cinema. Del suo coinvolgimento nel calcio ce ne parla Marco Bernardini.
Avrebbe potuto, se soltanto l’avesse voluto, entrare nell’Olimpo degli attori “belli, famosi e speciali” per rimanerci ancora adesso sulla soglia degli ottantaquattro anni, perché a farlo esordire nel cinema e poi a concedergli parti in film impegnati furono grandi registi come Bolognini, Visconti, Lizzani, per menzionarne soltanto alcuni. Lui che era bello è bravo non avrebbe avuto alcuna difficoltà a continuare una carriera da cult e d’essai. Invece preferì, ad un certo punto, abbandonare il ruolo del tenebroso di fascino intellettuale per concedersi interamente al pubblico della porta accanto, della gente comune, di quelli che vanno al cinema per farsi quattro risate seppure in maniera intelligente e mai volgare. Fu così che Tomas Milian diventò per tutti, anche nella vita di ogni giorno, “Er monnezza”, oppure l’ispettore Giraldi.
Era diventato ufficialmente italiano e si sentiva veramente tale anche se parlava sempre volentieri della sua Cuba lasciata da ragazzo per andare a tentare la fortuna in Florida, dove è morto. La sua inconfondibile parlata, un misto di romanesco con inflessione sudamericana, lo rendeva ancora più simpatico e attraente. Non era uno sportivo praticante, ma neppure nascondeva la sua simpatia per la Roma. Un feeling destinato a crescere e a cementarsi nel suo cuore dall’anno in cui girò, nel 1983, come protagonista del film diretto da Bruno Corbucci “Il diavolo e l’acqua santa”. Era la storia in agrodolce di Bruno Marangoni, ex centravanti della Roma che, interrotta la carriera per incidenti di gioco assortiti, campava alla meno peggio tra espedienti e attività sempre al limite del legale. Numerose scene di quel lavoro vennero realizzate all’Olimpico insieme con i giocatori giallorossi dei quali Tomas divenne amico.
Il top della sua “romanità” l’attore cubano lo toccò, comunque, qualche anno dopo in una pellicola dove lui nei panni del solito commissario incontra un altro leggendario attore “pop”, Franco Lechner in arte Bombolo che recita la parte del tifoso juventino in trasferta a Berlino dove la squadra bianconera si trova per giocare una partita di Coppa. Bombolo, cioè il suo personaggio, non dovrebbe trovarsi lì in quel momento, con la sciarpa al collo diretto allo stadio, essendo ai domiciliari.
L’incontro è esilarante e mette anche in luce il cuore tenero del poliziotto che prima molla un ceffone allo stesso Bombolo e poi lo lascia andare giusto il tempo perché possa andare a fare il tifo. Lo vogliamo ricordare “sportivamente” in questo fermo immagine che, in ogni caso, rende giustizia a un grande attore che rifiutò la grandeur artistica, pur avendo le qualità sufficienti, per recitare da guitto. Per la gente semplice che lo ha amato.