Una voce fuori dal coro
Ott 21, 2020

Il 10 dicembre 2018, mi sono recato a Sandrigo, in provincia di Vicenza e ho rivisto con nostalgia il campo di calcio dietro la chiesa, rimasto identico, dove ho combattuto le mie “battaglie” giovanili contro i ragazzi locali della squadra dell’Arena, quando facevo parte degli juniores rossoneri dell’AC Thiene. L’invito dell’incontro era indirizzato ad allenatori, dirigenti o semplici appassionati del gioco dell’italica “pelota”. La sorpresa? Trovare a condurre la serata, Fabio Nicolè, già allenatore dell’Azzurra Sandrigo, figlio d’arte di Bruno grande campione della Juve scomparso recentemente e autore di una bella biografia di suo padre che ho letto davvero con piacere.

Ezio Glerean

La serata era improntata sull’intervista ad Ezio Glerean, ex giocatore e coach professionista, nativo di San Michele al Taglialmento, tornato alle origini come allenatore della prima squadra di Marostica (Vi), ma con occhio di riguardo per il settore giovanile.

Ezio Glerean è stato esaustivo nella sua esposizione che vado a sintetizzare in questa mia interpretazione. Con una prima domanda Fabio Nicolè chiedeva chi fossero stati i suoi buoni maestri ed Ezio Glerean rispondeva: l’allenatore Gino Costenaro, ex difensore degli anni Trenta debuttante in serie A a 18 anni nei Grigi dell’Alessandria e Luis Suarez, ex centrocampista dell’Internazionale di Helenio Herrera e suo allenatore nelle giovanili del Genoa. “Uomini del Calcio”, come a me piace denominare queste figure etiche, quasi mitiche, che hanno inciso in lui trasmettendo la passione per il gioco e l’educazione a tutto tondo. Ezio, ricordava tra l’altro come Luisito Suarez giungesse nello spogliatoio per l’allenamento con le scarpe da calcio lucidate in bella mostra a tracolla, rammentando ai ragazzi di tenerle sempre in efficienza perché strumenti base per il loro divertimento. Ecco, appunto! Cosa vuol dire passione del calcio? Per Glerean tutto

si gioca attorno ad una parola: emozionarsi. Emozione ottenuta dalla gioia d’essere liberi di divertirsi e di scegliere come muoversi, dribblare, fintare, giocare ed esprimere in maniera naturale la propria fantasia. Fantasia che oggi ai ragazzi viene negata fin dai primi calci, costretti come sono a seguire schemi che snaturano il senso del divertimento e che divengono altri obblighi imposti. I ragazzini devono già seguire le direttive degli insegnanti a scuola e dei genitori a casa, se tarpiamo loro le ali dell’emozione che trasmette il senso della libertà nel gioco, togliamo ai ragazzi anche la gratificazione di tuffarsi nella fantasia e nella creatività.

Costenaro nell’Alessandria, insieme al portiere Mosele

Non possono scegliere. Le domande incalzano. Quanti dei ragazzi locali diventeranno campioni come sperano i loro tifosi genitori ? Probabilmente nessuno! e la risposta.

Glerean (in piedi, secondo da sinistra) nella Cavese della stagione 1980-’81

Ecco che in questo contesto l’allenatore d’oggi ha più di ieri un compito fondamentale nella formazione delle nuove giovani leve e gli uomini di domani. Figura carismatica quella dell’allenatore che serve per preparare i ragazzi alla vita reale stimolando in loro quelle doti che li tempreranno rendendoli forti per farli crescere sani e diventare adulti responsabili.

Una sfida giovanile

Questa è la cosa essenziale che devono chiedere alle “scuole calcio” i genitori dei ragazzi e non di creare false aspettative di diventare il Ronaldo di turno. Come mai da almeno trent’anni non nascono talenti calcistici e il mondo del calcio nazionale è così appiattito, nonostante ci sia un buon 70% di ragazzi che frequenta la scuola calcio? Forse è perché, la maggioranza dei ragazzi ai quali è negata la scelta gratificante d’emozionarsi, quando verso i 15 anni è in grado di scegliere, delusa di non essersi divertita, sceglie di smettere. Il dato consolidato è che di quei ragazzini che hanno iniziato ne rimane solo il 20% sul campo da gioco. Questo in barba ad allenatori e genitori in eterna contrapposizione che continuano a stimolare i ragazzi per ottenere il risultato competitivo fine a se stesso, senza lasciare loro spazio per divertirsi ed emozionarsi. Negli spezzoni di filmato proiettati sullo schermo, alcune squadre giovanili hanno sperimentato un’altra via, ribaltando i fattori in gioco in questo contesto calcistico. In un torneo internazionale hanno fatto andare gli allenatori in tribuna assieme ai genitori e uno dei ragazzi ha scelto gli undici della squadra seguendoli poi come coach da bordo campo. L’esperienza è stata vissuta in modo positivo da tutti perché la selezione della formazione scesa sul terreno di gioco è stata condivisa senza protestare anche da chi è rimasto in panchina. Durante l’intervallo i ragazzi , riserve comprese, si sono raccolti tutti attorno all’allenatore coetaneo che ha chiesto subito l’attenzione, zittendoli, per poter concentrarsi sulle misure da prendere per poter vincere la partita.

I ragazzi così coinvolti in prima persona si sono sentiti in pieno parte di una squadra. Hanno risposto dando alcune indicazioni rendendoli fattivamente partecipi all’obbiettivo comune e caricati d’entusiasmo. Naturalmente l’obiettivo è sempre quello di primeggiare, com’è logico che sia, ma divertendosi, emozionandosi.

Luisito Suarez nell’Inter

Questo è stato solo un esempio video tra gli spunti che Ezio Glerean ha espresso a parole nelle due piacevoli ore d’intrattenimento didattico. Un paio d’ore nelle quali questo allenatore, con voce fuori dal coro, ha ben espresso concetti condivisibili per un calcio educativo, trasmettendo anche ad alcuni suoi giocatori della Marosticense in sala e probabili allenatori futuri, la sua grande passione per questo sport.

Un raccontare, quello di Ezio Glerean, per certi versi somigliante in un certo senso a quello di uno sciatore con la passione per la montagna ricoperta da neve pura; non di quella artificiale sparata dai cannoni.

Questo appuntamento è stato un incontro interessante per appassionati di calcio, soprattutto per educatori sportivi e genitori e che potrebbe essere un valido incontro promosso dall’Assessorato allo Sport in qualche arena sportiva più ampia e interessata ad adottare nel mondo giovanile un genuino codice etico per formare ottimi giocatori, ma soprattutto gli uomini del futuro.

Giuseppe (Joe) Bonato

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