Il Paris-Saint Germain non è mai stato un club banale. D’altronde, rappresentando una città come Parigi, non potrebbe essere altrimenti. Di recente fondazione (1970 per la società come la intendiamo noi oggi) ha rappresentato col passare degli anni una delle realtà più interessanti del calcio francese in un periodo in cui il palcoscenico era occupato principalmente da Saint-Étienne, Olympique Marsiglia, Nantes, Monaco e Bordeaux. Su Les Parisiens ha scritto un interessante articolo Michele Furlan, dal titolo “La favola del Paris Saint Germain negli anni Novanta”.
Dal 2011, però, quell’aura da “prodotto di nicchia” incastonato come una gemma nella grandeur parigina, si è dissolta. L’arrivo dello sceicco Nasser Al-Khelaifi e degli illimitati fondi qatarioti hanno “inquinato” una storia, seppur breve, fatta di talenti, bel gioco e notti europee da sogno. Nel mondo del pallone il denaro non equivale sempre al successo e così per trovare il periodo più vincente del club bisogna dimenticare il presente (comunque positivo entro i confini dell’Esagono) e tuffarsi nel passato: prima metà degli anni ’90, quando Nike aveva appena cominciato il proprio mandato francese. Il brand americano, infatti, era entrato in scena nel 1989 per sostituire i rivali di sempre di Adidas. Due anni più tardi un’altra rivoluzione: la proprietà del club passa di mano da Francis Borrelli (il presidente del primo scudetto del 1986) a Canal+, che decide di investire per rendere il Psg la principale antagonista del potentissimo Olympique Marsiglia.
La presidenza è affidata a Michel Denisot e si decide di rivoluzionare. Per la stagione 1991-’92 l’allenatore scelto è un signore portoghese dal baffo importante: Artur Jorge, vincitore della Coppa dei Campioni con il Porto nel 1987. Partono in tanti (Bibard, Susic, Vujovic, Perez, Jeannoul, Angloma) a fronte di altrettanti acquisti. I brasiliani Ricardo e Valdo, i difensori Le Guen, Hereson, Colleter e Geraldao e i centrocampisti Germain, Pardo, Ginola e Fournier. In porta la sicurezza di Bats. Il gruppo viene completato dai già presenti Kombouaré, Llacer, Vasseur, Bravo, Perez e Nouma.
Il lavoro svolto da Nike nel 1991 è in relazione alla recente gestione Borelli, che aveva relegato la classica divisa “Hechter” (quella blu con il palo rosso) a maglia da trasferta, per rompere con il passato. La prima maglia è dunque bianca, in linea con quella vista nelle stagioni precedenti con la torre Eiffel rossoblù disegnata sul lato sinistro. La squadra disputa un buon campionato terminando al terzo posto e qualificandosi alla Coppa Uefa 1992-’93. La campagna acquisti 1992 porta a Parigi l’eccentrico portiere Bernard Lama, Alain Roche, Sassus e Guérin. Ma il vero colpo di mercato è il centravanti liberiano George Weah, acquistato dal Monaco dove aveva segnato 59 gol in 129 partite. Tanti gli addii tra cui quello di Joel Bats, che lascia il calcio.
Per il 1992-’93 il brand americano rivoluziona tutto. La divisa home è bianca con particolari sfumature blu sui fianchi e sulle maniche, con un pattern traslucido. Sono presenti inserti rossi, lo stesso colore del colletto. Il logo è all’altezza del cuore mentre al centro sono presenti i due sponsor Commodore e Tourtel. La maglia da trasferta utilizza lo stesso template a colori invertiti.
Artur Jorge ha finalmente un gruppo creato secondo il suo volere. Solido in difesa e imprevedibile dalla cintola in su: Ginola e Weah sono le stelle di una squadra ben bilanciata. In campionato termina seconda dietro all’OM ma arriva il primo successo della gestione portoghese: la Coppa di Francia conquistata ai danni del Nantes e vinta con una divisa Adidas che ricalca lo storico modello “Hechter”. Il perché risiede nei regolamenti che impongono lo sponsor unico nelle due coppe nazionali. Anche in Coppa Uefa il cammino è esaltante.
Il Psg supera il primo turno con il Paok Salonicco. Nei sedicesimi di finale si sbarazza del Napoli di Claudio Ranieri vincendo 2-0 al San Paolo (ancora Weah protagonista) e pareggiando 0-0 in casa. Negli ottavi l’Anderlecht viene eliminato grazie al gol fuori casa (1-1 in Belgio) mentre nei quarti di finale il Real Madrid promette battaglia.
Al Bernabeu i francesi di Jorge escono con le ossa rotte: 3-1 il risultato determinato dai gol di Butragueno, Zamorano e Michel. La rete di Ginola mantiene, però, le speranze accese. Al Parco dei Principi va in scena la prima delle notti magiche dal profumo d’Europa. Le Merengues di Benito Floro sono in balia dell’avversario. All’87’ Valdo segna il 3-0, dopo che Weah e Ginola avevano già timbrato. Al 94′ il clamoroso gol beffa di Zamorano che manderebbe la gara ai supplementari. Al 96′ però Kombouaré inzucca perfettamente una punizione di Valdo per il 4-1 definitivo che manda in estasi il pubblico capitolino.
In semifinale il Psg trova la Juventus di Giovanni Trapattoni. L’andata termina 2-1 per i bianconeri, con Weah sempre a segno. Nella partita di ritorno a Parigi però i padroni di casa non riescono a replicare l’impresa del turno precedente e Roberto Baggio manda in finale la Vecchia Signora. “King George” chiude la competizione con 7 reti, vice-capocannoniere. Nell’estate del 1993 Artur Jorge capisce che è arrivato il momento di provare a spezzare il dominio dell’Olympique Marsiglia, che si sta sgretolando per il lo scandalo “VA-OM”. La squadra è molto forte. Poche partenze e arrivi mirati, in particolare quello del brasiliano Raì, oltre al difensore Cobos e al centravanti Gravelaine.
Nike decide di tornare al passato operando comunque scelte originali. La prima maglia è una rielaborazione del modello “Hechter”. Blu scuro con un palo centrale rosso da cui si dipanano bande dello stesso colore progressivamente più strette. Colletto bianco a polo, doppio sponsor Commodore e Tourtel. Template identico per la divisa da trasferta, bianca con il pattern principale blu ed il colletto rosso.
Il Psg non conosce avversari in Division 1 e torna a vincere il campionato dopo otto anni di digiuno. L’Olympique Marsiglia termina secondo ad 8 punti di distanza ma retrocede a tavolino dopo le decisioni della giustizia sportiva transalpina. La squadra di Jorge non riesce a replicare il bis in coppa nazionale ma fa molta strada nella Coppa delle Coppe. L’Apoel Nicosia e l’Universitatea Craiova sono avversarie troppo morbide per un gruppo che ha trovato la quadratura perfetta del cerchio. Nei quarti di finale si ripresenta la sfida di Uefa dell’anno prima: il Real Madrid di Benito Floro. L’andata al Santiago Bernabeu sorride, questa volta, ai francesi con il solito Weah che firma l’1-0. Il ritorno a Parigi è emozionante, non quanto quello della stagione passata. Emilio Butragueno segna l’1-0 al 20′ ma Ricardo chiude i conti mezz’ora più tardi.
In semifinale c’è l’Arsenal di George Graham. Al Parco dei Principi Ginola mette una pezza al gol di Ian Wright ma i Gunners sono superiori e ad Highbury vincono 1-0 volando in finale. Ancora una volta i parigini si devono arrendere ad un passo dalla finalissima. Nell’estate del 1994 il Psg campione di Francia vede un avvicendamento importante in panchina. Artur Jorge saluta, arriva Luis Fernandez ex centrocampista, già campione con la squadra parigina nel 1986 e protagonista nella Francia dove con Platini, Tigana e Giresse formava il “Carré Magique”. La campagna acquisti vede le partenze importanti di Sassus e Fournier. La difesa viene puntellata con Dieng e il centrocampo con Séchet. Dalle giovanili vengono promossi Domi, Ducroq ed un certo Patrick M’Boma.
Nike decide di tornare al classico “Hechter”. La maglia home è dunque blu con il tradizionale palo centrale rosso bordato di bianco. Il colletto è con due inserti in maglieria blu bordati di bianco al cui interno è presente un lembo con il brand Nike e tre stelle.
Il logo Psg sulla maglia è nella versione “alfabetica” mentre quello classico trova spazio sulla manica sinistra. Identico template per la divisa away, bianca con palo rosso e bordatura blu. Gli sponsor utilizzati sono Seat, Tourtel e Liptonic. Fernandez guida con sicurezza la squadra, che non riesce a bissare il successo dell’anno precedente terminando al terzo posto in campionato. Viene però centrato un entusiasmante “double” con entrambe le coppe nazionali in bacheca, vinte sempre con la maglia prodotta da Adidas.
Il primo alloro arriva il 3 maggio al Parco dei Principi. Il Psg supera 2-0 il Bastia grazie alle reti di Roche e Raì e mette in bacheca la prima Coupe de la Ligue della propria storia. Dieci giorni dopo, sempre nella cornice casalinga, arriva anche la Coupe de France (la quarta) grazie al gol di Le Guen che piega la resistenza dello Strasburgo. La cavalcata più entusiasmante, però, è sicuramente in Champions League.
I parigini superano agevolmente il turno preliminare liquidando gli ungheresi del Vàc. Nella fase a gironi vengono inseriti in un gruppo di ferro con Bayern Monaco, Dinamo Kiev e Spartak Mosca. La squadra di Fernandez vince il raggruppamento con 6 vittorie su 6, 12 gol fatti e solamente 3 incassati. Il Psg incanta l’Europa. 2-0 e 1-0 al Bayern, 1-2 e 4-1 allo Spartak e 1-2 e 1-0 agli ucraini. Weah è il solito mattatore, ma c’è qualità da vendere e da mettere in mostra: Raì, Le Guen, Valdo, Ginola, Guérin, Bravo. Sotto la Tour Eiffel si cominciano a sognare traguardi più prestigiosi. Nei quarti di finale il Psg affronta il Barcellona di Johann Cruijff. L’andata al Camp Nou vede i catalani in vantaggio con Korneev raggiunti dal solito Weah. Al Parco dei Principi Bakero segna la rete del vantaggio. Raì mette in pari il discorso con un colpo di testa. A 7 minuti dalla fine Guérin blinda la qualificazione con un rasoterra chirurgico da fuori area: è semifinale.
L’avversario di turno è il Milan di Fabio Capello, detentore del trofeo. Il Psg parte sfavorito ma con grande entusiasmo. Il doppio confronto però vede i rossoneri vincitori. La partita del Parco dei Principi è stregata: traversa di Ginola e rete di Boban nel finale che indirizza la qualificazione. Al Meazza sarà il “Genio” Savicevic a sigillare il 2-0 finale. Ancora una volta i parigini si fermano ad un passo da una finale europea: è la terza volta consecutiva. Il calciomercato del 1995 porta in dote una enorme rivoluzione in termini di uomini. Fernandez vede partire infatti gioielli come Weah (il Milan ne è rimasto stregato), Ginola, Valdo, Ricardo, Sechet e Kombouaré. Le entrate, però, sono di assoluto livello: ecco N’Gotty, Djorkaeff, Fournier (che torna all’ovile), Loko e il panamense Dely Valdes. Rientra dal prestito Gravelaine mentre Nicolas Anelka comincia ad affacciarsi in prima squadra.
Nike continua nel solco tracciato l’estate precedente. Viene presentato dunque un kit fedele alla tradizione. Il classico modello “Hechter” è estremamente “pulito”. La maglia è ricca di dettagli: pattern traslucido, colletto in maglieria blu e rosso, stemma societario sul cuore e marchio Nike sul lato opposto. Le maniche ospitano due loghi storici. La maglia da trasferta ha il medesimo template ma è bianca con un palo centrale largo rosso bordato di nero. Lo sponsor cambia: ecco Opel. In campionato arriva un secondo posto dietro al sorprendente Auxerre mentre nelle coppe nazionali non viene confermato il dominio della stagione precedente. Viene vinta la supercoppa nazionale ma è in Europa che il Psg, ancora una volta, si dimostra più a proprio agio. La Coppa delle Coppe è il terreno di caccia stagionale. I danesi del Molde vengono superati agevolmente mostrando un collettivo solido: difesa blindata e fantasia dalla cintola in su con Djorkaeff, Dely Valdes, Raì, Nouma, Loko e Bravo. Sono partiti in tanti ma Fernandez riesce a trovare la giusta amalgama.
Proprio il francese di origine armena diventa il nuovo idolo del Parco dei Principi. Meno potente di Weah ma altrettanto tecnico e con maggiore visione di gioco. Nel segno del padre Jean che giocò sia in Nazionale (Mondiali del ’66) che nel Psg tra il 1970 e il 1972. L’ex Monaco decide l’andata del secondo turno con il Celtic. A Glasgow ci pensano Loko e Nouma: i parigini volano ai quarti dove li attende il Parma di Nevio Scala. Al Tardini i ducali, detentori della Coppa Uefa, vincono di misura grazie al bulgaro Hristo Stoichkov.
Al Parco dei Principi va in scena una gara vibrante. Raì segna al 9′ su calcio di rigore ma poco dopo Melli approfitta di un errore di Lama e porta il risultato in parità. A pochi minuti dal termine della prima frazione Loko segna il 2-1, ma il risultato premia ancora gli emiliani. E’ ancora Raì dal dischetto a regalare a Fernandez la semifinale col Deportivo La Coruna. I francesi vincono di misura sia all’andata che al ritorno (decisivi ancora Djorkaeff e Loko) ed approdano, finalmente, alla finalissima di Bruxelles.
L’avversario di turno è il Rapid Vienna di Ernst Dokupil. Il Psg è favorito: stavolta la coppa non può sfuggire. La gara si rivela più scorbutica del previsto ma al 29′ Bruno N’Gotty segna il gol decisivo con una punizione da distanza siderale, sorprendendo il futuro romanista Konsel.
Nella ripresa i francesi dominano ma non segnano la rete del ko e nel finale Lama è strepitoso su un colpo di testa di Heraf. Al triplice fischio Fernandez può esultare: ha portato il Psg a vincere la prima competizione europea della propria storia (la seconda del calcio francese) senza Weah, Valdo e Ginola e lavorando finemente sui nuovi giovani a disposizione. Con Fernandez gioisce anche Canal+: il palcoscenico che conta è stato conquistato.
Nel 1996-’97 Fernandez, però, lascia. La panchina viene affidata a due vecchie glorie del club: Ricardo e Joel Bats. Ennesima rivoluzione sul mercato. Lasciano Colleter, Bravo, Dieng, Nouma, Anelka, Gravelaine e Cobos. Se ne va anche Youri Djorkaeff: lo aspetta l’Inter. La diaspora viene mitigata dal ritorno dai prestiti di M’Boma e Leroy e dall’arrivo di Algerino, Cauet e del brasiliano Leonardo.
Le divise proposte da Nike continuano ad essere classiche. La prima maglia è dunque “Hechter” con un pattern traslucido ed un ampio colletto bianco a polo, bordato di rosso. Profili rossi anche sui polsini e sui fianchi della divisa. La away ha lo stesso template, il colletto è blu. Lo sponsor è Opel. C’è anche una terza maglia, utilizzata solo in trasferta contro il Lione. Il modello ricalca quello dell’Arsenal 1994-’96, corpo rosso e maniche bianche con un colletto a polo che gira interamente attorno al collo. In Division 1 arriva un altro secondo posto (a vincere stavolta è il Monaco). Dimenticabili i risultati nelle coppe nazionali. Il meglio arriva dalla Coppa delle Coppe. Il Psg, però, quest’anno potrà sfidare la Juventus campione d’Europa nella Supercoppa Europea che viene giocata tra gennaio e febbraio 1997.
La gara è un’autentica mattanza. L’andata al Parco dei Principi termina 6-1 per i bianconeri di Marcello Lippi che mettono a nudo tutte le debolezze della formazione di Bats e Ricardo.
Il ritorno a Palermo termina 3-1 e la coppa prende la strada di Torino. Diverso il discorso in Coppa delle Coppe. I parigini difendono il titolo e superano di slancio il primo turno con il Vaduz. Nel secondo si presenta il Galatasaray. Ad Istanbul il Cimbom si impone per 4-2 grazie ad un grande Hakan Sukur, ma le reti di Le Guen e Dely Valdes sono fondamentali in vista del ritorno. Ennesima prestazione di spessore e 4-0 firmato da Leonardo, Dely Valdes, Loko e Raì. Nei quarti di finale Loko, con una tripletta, si sbarazza dell’Aek Atene e la squadra vola in semifinale.
Le semifinali col Liverpool di Roy Evans sono partite non adatte ai deboli di cuore. Al Parco dei Principi il Psg mette in scena l’ennesimo trionfo con Leonardo, Cauet e Leroy che vanno a segno per il 3-0 finale. Tutto fatto? Macché. Ad Anfield i Reds vincono 2-0 e mancano per un soffio la rimonta. I francesi volano in finale, per il secondo anno consecutivo.
Al de Kuip di Rotterdam i campioni in carica della coppia Bats-Ricardo sfidano il Barcellona di Bobby Robson (assistito da un giovane José Mourinho).
I Blaugrana sono superiori, possono contare sul “Fenomeno” Ronaldo, su Figo, Guardiola, Luis Enrique, De la Pena, Fernando Couto e Stoichkov (che parte dalla panchina). È proprio il brasiliano a segnare su rigore la rete decisiva. Il palo di Loko grida vendetta ma anche i catalani possono recriminare per una traversa clamorosa colta da Figo.
La sensazione è che sia terminato un ciclo importante. Nell’estate del 1997 Loko, Lama, Cauet, Leonardo, Dely Valdes e M’Boma lasciano Parigi. Edmilson, Marco Simone e Rabesandratana sono i nomi di punta di un ricambio che, stavolta, sembra non bastare.
Nike continua nei suoi lavori classici variando in qualche dettaglio rispetto ai kit della stagione precedente. In campionato arriva un tristissimo ottavo posto. La squadra gioca i preliminari di Champions League grazie al secondo posto ottenuto la stagione precedente. Supera la Steaua Bucarest ma viene eliminata nella fase a gironi. Vittorie con Goteborg (andata e ritorno), Besiktas a Parigi e Bayern Monaco, sempre a Parigi grazie ai gol di Gava, Maurice e Leroy. All’andata però i bavaresi di Giovanni Trapattoni avevano vinto 5-1 e saranno gol decisivi per decretare chi passerà il turno.
La conquista della Coupe de France ai danni del Lens (2-1 con reti di Raì e Simone) è il canto del cigno dello strepitoso Psg anni ’90 capace di arrivare a giocarsi una semifinale europea per cinque stagioni consecutive, vincendo la Coppa delle Coppe e rendendo il Parco dei Principi un fortino inespugnabile.
L’arrivo di Simone porta una ventata di aria fresca ma l’addio di Raì (uno dei giocatori più amati nella storia del club) è il simbolo di un ciclo che si chiude. Nel 1998-’99 la squadra arriverà infatti nona e in Europa il massimo traguardo sarà la conquista della Coppa Intertoto del 2001 a spese del Brescia di Roberto Baggio. Nemmeno l’arrivo di risorse economiche pressoché infinite è riuscito, finora, a riportare al Parco dei Principi quell’atmosfera che si era creata una ventina d’anni fa, quando il pubblico parigino fremeva per i gol di Weah, per la classe di Ginola, per il carisma di Lama e per la fantasia di Raì. Persino il Real Madrid usciva triturato come un Rennes qualsiasi. Al-Khelaifi, Blanc, Ibrahimovic e compagni prendano appunti.