L’immortale dio greco di Lisbona
Mar 28, 2020

Il mondo del calcio ricorda la Grecia per la sua caparbietà e prontezza nel cogliere l’attimo propizio,  nell’Euro 2004. Lo sforzo accorto e professionale di controllare il gioco, preservare un vantaggio, tenere il tempo e perfezionare quello che ora è noto come “anti-calcio” è stato notevole. Anche se alcuni lo consideravano brutto. Uno dei protagonisti del calcio greco – e ce ne sono molti – è Angelos Charisteas, un imponente attaccante il cui gol contro il Portogallo nell’Euro 2004 è congelato nella mitologia calcistica greca come il più grande trionfo della nazione.

Nell’Aris Salonicco

Il gioco di Charisteas, sia nello stile che nell’approccio, era una specie di ibrido. Ha giocato a calcio in Grecia, Olanda, Francia, Germania, Arabia Saudita e Australia per un periodo di sedici anni, e al di fuori della Grecia, Charisteas è ricordato principalmente per il suo gioco diretto.

La sua propensione a operare tra due difensori centrali, a dare la caccia alla palla per poi tenerla nei piedi mentre i suoi compagni di squadra ricollegano il centrocampo con la linea di attacco, rimane lo standard del gioco da manuale di questo attaccante.

Nel Werder Brema

Dal suo primo club, l’Aris nell’antica città portuale di Salonicco, Charisteas iniziò un viaggio che lo avrebbe portato ben oltre le coste greche in un mondo riservato agli audaci. A seguito del gioco  dei prestiti, il Werder Brema ha cercato l’attaccante e si è assicurato i suoi servizi. La sua militanza nella Bundesliga è stata un successo poiché ha segnato con regolarità, contribuendo a vincere il campionato e la Coppa nazionale.

Nell’Ajax

Poi venne l’ Ajax, dove avrebbe dovuto sostituire l’insostituibile Zlatan Ibrahimović diretto dalla Juventus.

In una svolta un po’ contorta del destino per il greco, non funzionò completamente per un attaccante che sa dare il meglio di sè in un 4-4-2, mentre invece i Lancieri  giocano sempre con un 4-3-3. Nonostante tutto, riesce a portare a casa la Coppa olandese e la Supercoppa olandese.

Nel Feyenoord

Una successiva mossa dei rivali Feyenoord lo trattiene ancora in Olanda per una stagione, prima di tornare in Germania con il Norimberga per poi andare in prestito al Bayer Leverkusen. La carriera nomade di Charisteas alla fine lo porta in Francia con il club ormai sciolto Arles-Avignon, prima di un breve ritorno in Germania con lo Schalke dove vince un’altra Coppa tedesca DFB-Pokal. Gli incantesimi sia nella sua nativa Grecia (Panaitolikos) che in Arabia Saudita (Al-Nassr) aggiungono ulteriore fascino a quell’avventura che Charisteas ha goduto. E che ha avuto fine nel 2014 in Australia (Sydney Olympic).

Nello Schalke

Ma la vera magia e lo status iconico che ha raggiunto è riservato per i suoi contributi alla squadra nazionale greca a Euro 2004. La Grecia era stata una squadra frustrata a guardare i puristi del calcio, in un torneo che aveva un giovane Cristiano Ronaldo e Wayne Rooney nel ruolo di direttori d’orchestra per una generazione di grandi fenomeni. I neutrali abbracciarono i Greci con il loro approccio semplice. L’azzurro del loro kit Adidas di base è stato abbinato solo ai colletti blu che la squadra ha messo in continuazione durante il torneo.

Il gol al Portogallo

Torneo orchestrato dall’allenatore tedesco Otto Rehhagel. Era strano vedere un manipolo di sfigati con le maglie infilate nei calzoncini, le scarpette nere e un piano di gioco accanito: alla fine si ritrovano in finale contro un Portogallo che aveva a disposizione i talenti della sua famosa generazione aurea e alcune stelle emergenti che indossavano scarpe color oro per abbinare il tocco del loro ego al gioco.

Ancora due angolazioni diverse dello storico gol

Se mai c’è stato un momento che ha catapultato il calcio greco e Angelos Charisteas nella stroria, è stato quell’angolo. Mentre la palla d’argento Adidas Fevernova viene spinta sul palo più vicino, l’imponente Charisteas si incunea tra Ricardo Carvalho e il portiere Ricardo. Il suo colpo di testa è simile a Zeus, fragoroso e diretto al centro della rete e ai cuori della squadra portoghese. Contro ogni previsione, ai greci basta un tiro in porta da un calcio d’angolo per segnare l’unico gol che fa vincere loro la finale e cambiare il modo in cui il mondo considerava il calcio ellenico.

Con la Coppa Europa

Angelos Charisteas non era un mago. Non era un talento mercuriale che tormentava i difensori nel sonno.

Charisteas era l’incarnazione di una nazione calcistica orgogliosa, il cui approccio uniforme nel più grande torneo al di fuori della Coppa del Mondo ha trasformato ciò che le masse vedevano come disperati in campioni d’Europa. Riflettendo sul momento inestimabile, Charisteas lo ha detto perfettamente: “Anche tra 50 anni, tutti ricorderanno che ho segnato il goal che ha reso la Grecia i campioni d’Europa. Abbiamo scritto la storia e la mia vita è cambiata completamente a quel punto”.

Mario Bocchio

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