Premessa: negli anni ’80, Ioan Andone faceva parte della generazione d’oro del club Corvinul Hunedoara, guidato da Mircea Lucescu. Nel 1983, si trasferì alla Dinamo Bucarest.
Nella finale della Coppa di Romania il 26 giugno 1988 – Steaua contro Dinamo, il grande classico del calcio romeno -, Lăcătuş aprì le marcature nel primo tempo e Răducioiu pareggiò all’88° minuto, i problemi iniziarono all’89’, quando Balint della Steaua andò in rete. Che venne prima convalidata e poi annullata. Bumbescu e Iovan si precipitarono dall’arbitro, e i compagni di squadra lo seguirono, il più veemente fu Lăcătuş.
L’allenatore Iordănescu intervenne e calmò gli spiriti. Anche se Tudorel Stoica aveva rotto la bandiera del corner e Bumbescu e Piţurcă avevano lanciato le loro maglie.
Valentin Ceausescu, il figlio adottivo del dittatore e “protettore” della Stweaua fece un gesto dal podio ufficiale e Tică Dănilescu, l’allora vicepresidente della sezione calcistica del club dell’Esercito, attraversò il campo, salì sul loggione per poi tornare con il messaggio di Ceausescu: “Lasciamo il terreno di gioco!”. A quel punto, i giocatori fecero rientro negli spogliatoi”.
Dopo 25 anni da quell’evento, Corneliu Vadim Tudor, che era presente alla partita con Valentin Ceausescu, rivelò che il suggerimento di lasciare il campo apparteneva a lui. “Dopo che l’arbitro ha annullato un goal perfettamente valido della Stella, ho suggerito a Valentin Ceausescu pdi ritirare la squadra dal campo. Valentin è stato un po’ titubante, non voleva “. Ma la sua insistenza fu diretta immediatamente al generale Ilie Ceausescu, che era in piedi accanto ai due: “Ho detto a Elia, difendi i ragazzi! È un peccato che si rompano le ossa per terra e per la gloria della Romania e il Ministero dell’Interno li prenda in giro! Fu a quel punto che Valentin decise di dire basta“.
Corneliu Vadim Tudor ha anche confermato il coinvolgimento di Valentin Ceausescu negli affari, anche tecnici, della Steaua: “Ha sempre garantito la sua presenza. Pensate che la Steaua abbia vinto la Coppa dei Campioni e la Supercoppa Europea, che abbia giocato un’altra finale, persa a Barcellona, contro il Milan, senza il sostegno di Valentin? Anche gli allenatori Jenei e Iordănescu lo ascoltavano prima di prendere qualsiasi decisione”.
La Steaua, il club storico dell’Esercito romeno che si contrapponeva alla Dinamo, che voleva dire Ministero dell’Interno, quindi Polizia, divenne di caratura internazionalecon l’arrivo di László Bölöni e con il decollo di di Marius Lăcătuş. Hagi arrivò dopo, quando la squadra era già formata. Ci volevano soldi per assemblare un tale organico, e fu proprio Valentin Cesausescu a garantire il supporto economico.
Due giorni dopo quella partita Steaua-Dinamo, il 28 giugno 1988, sulla prima pagina del quotidiano Sportul fu pubblicata una dichiarazione ufficiale della Federazione: “La Commissione federale ha ritenuto che il secondo gol segnato dalla Steaua, inizialmente convalidato dall’arbitro e successivamente annullato, sia stato perfettamente regolare. L’Ufficio di presidenza del Comitato esecutivo ha pertanto stabilito che la Steaua ha vinto la finale di Coppa di Romania per 2-1”.
Dopo la Rivoluzione, proprio la Steaua ha rinunciato al trofeo e la Coppa di Romania quell’anno non è stata assegnata a nessuna squadra.
Di tutti i giocatori in campo, Andone della Dinamo si mise ad applaudire in direzione del loggione dello stadio dove c’era Valentin Ceausescu, gridando “Bravo!”. Quindi si inginocchiò e sollevò entrambe le mani, facendo segni di sfida. “Sentivo che stavamo perdendo la stagione, ecco perché abbiamo reagito in questo modo. L’arbitrato Ion Crăciunescu, ci ha offeso per come ha diretto la partita Ho avuto una reazione incontrollata, di cui ora mi pento sinceramente“.
Dopo la partita, anche se i generali dell’Esercito” volevano radiare a vita Andone, la Federazione decise di sospenderlo solo fino alla fine della stagione.
Mario Bocchio