C’era anche lui nella Juventus che risalì in A dopo il tragico evento di Calciopoli. Alex Del Piero, al termine del vittorioso campionato 2011-’12, che coincise con il ventottesimo scudetto bianconero, ricordò i protagonisti della rinascita e ringraziò anche Felice Piccolo.
Nella lunga carriera di questo difensore tecnico dai piedi raffinati (che all’occorrenza poteva fare anche il mediano come in realtà gli fece fare Deschamps) che ha chiuso la sua carriera ad Alessandria (sempre con quel numero 13 di cui non può fare a meno, perchè era quello di Alessandro Nesta il suo preferito di sempre), vincendo la Coppa Italia di C, ci sono episodi confinati nella storia del calcio internazionale. E lì rimarranno per sempre.
“Ricordo ancora i brividi davanti all’inno della Champions League, la musica che tutti i bambini che giocano a calcio sognano di poter un giorno ascoltare” racconta.
Con la maglia dei romeni del Cluj fece il suo esordio nella massima competizione continentale a Monaco, contro il Bayern, andando peraltro vicino a segnare. Ma ci sono in particolare due momenti che non possono essere mai più scordati: l’inserimento nella Top 11 dell’Uefa dopo il match a Istanbul contro il Galatasaray, e la pazzesca vittoria all’Old Trafford contro il Manchester United di sir Alex Ferguson, quello dei de Gea, di Rooney e del “Chicharito” Hernández.
“Tra tutti i grandi campioni che ho marcato, quello che più ho temuto è stato di sicuro Zlatan Ibrahimovic, un colosso, una forza della natura che riusciva ad essere molto agile nonostante la stazza” confessa. Con Totti una lunga sfida: “Potevi marcarlo in qualunque modo ma nel momento in cui andava incontro alla palla era finita. Riusciva a fare lanci di settanta metri, spalle alla porta, alla cieca. E con entrambi i piedi. Ne avrò incontrati due o tre così, un altro era Pirlo. Qualità assurda, innata”. A fine gara l’inevitabile scambio delle maglie? “Certamente, ma una volta la maglia gliel’ho strappata di dosso già in campo”.
Il CFR Cluj è stata la prima squadra rumena a vincere all’Old Trafford , ma alla fine, nonostante l’innato spessore dell’impresa, fu la classica vittoria di Pirro. La squadra di Paulo Sérgio infatti perse il secondo posto del girone, beffato dal Galatasaray.
“Quando Luís Alberto ci ha portati in vantaggio al 56° minuto, tutto sembrava andare bene, ma poi il Galatasaray ha ribaltato il risultato in Portogallo contro il Braga. Così le cose sono andate diversamente da quanto speravamo, anche se potevamo ancora guardare avanti grazie al nostro inserimento in Europa League” ricorda Piccolo.
Dalla città dell’Alfa, la sua Pomigliano d’Arco, al tempio dei Red Devils: a volte i sogni si avverano. Chiedete proprio a lui, Piccolo, che il suo eurogol (una rovesciata capolavoro contro il Tuttocuoio) lo ha però realizzato proprio con l’Alessandria in serie C.
La sua è una parabola calcistica da raccontare ai più piccoli, in un mondo del pallone fin troppo avvoltolato tra falsi miti ed eroi sportivi di cartapesta che vengono giù alle prime difficoltà. Lui invece, Felice Piccolo, con quel suo volto da fiero capo Apache, ha sempre viaggiato a testa alta, nella vita e nel campo.
Mario Bocchio