Il ruggito di un leone indomabile
Gen 24, 2024

Roger Milla o Roger Miller… Gli amanti del calcio non fanno differenza. Questo nome, anche scritto diversamente, racconta una storia. Quella di un “Vecchio Leone” che sapeva spargere sui prati tutta la sua classe. Erano gli anni in cui il virtuoso camerunese faceva danzare le difese dell’Africa. E del mondo con i suoi dribbling,  i suoi… sobbalzi. Non c’è dubbio che Roger Milla sia senza dubbio l’ambasciatore calcistico più prestigioso che il continente africano abbia mai conosciuto.

Ai Mondiali del 1982 in Spagna

Eccolo, per sempre una leggenda. Un simbolo per generazioni, un’icona per l’Africa. Ma anche un modello di abnegazione per i politici che amano la sua immagine. Questa immagine, il “Big 9”, Roger Milla l’ha costruita con cura durante la sua carriera.

Soprattutto durante i Mondiali del 1990, quando all’età di 38 anni e grazie proprio a un intervento del presidente camerunese che ha pressato per il suo ritorno in nazionale, ha messo ai suoi piedi il pianeta calcio.

Italia ’90, la doppietta alla Romania

In Italia, i quattro gol di Milla lo hanno reso un’icona internazionale dall’oggi al domani. Soprattutto la sua doppietta contro la Colombia di René Higuita, che ha aperto le porte ai quarti di finale ai Leoni indomabili. Grazie all’indistruttibile Milla, incoronato marcatore più anziano nella storia del torneo, il Camerun è diventato la prima nazione africana a realizzare un’impresa del genere.

Sempre i Mondiali italiani del 1990, l’altro expolit contro la Colombia

Il nativo di Yaoundé sublimò la sua immagine così come quella del Camerun. Anche se poi l’avventura si è fermata ai quarti contro l’Inghilterra, 3 gol a 2 dopo i tempi supplementari.

“Ho dei ricordi sia belli che tristi” – ha sempre detto l’ex numero 9 del Camerun – Buoni per aver scritto la nostra storia, ma tristi perché siamo stati eliminati, quando tutti ci aspettavano la semifinale. Ma ciò che abbiamo fatto rimane in tutto il mondo un segno distintivo per me e per tutto il mio Paese”. Il Camerun ha avuto una buona visibilità grazie all’impresa della nazionale di calcio durante questo Mondiale. Un’impresa che gli regalò un secondo Pallone d’oro africano (1990) dopo quello del 1976.

Sulle figurine

Il prosieguo della carriera del due volte campione africano (1984 e 1988) è un susseguirsi di titoli individuali. Milla è stato eletto miglior giocatore camerunese del Ventesimo secolo dall’IFFHS (The International Federation of Football History & Statistics). È stato nominato calciatore africano del secolo nel 2001 dal quotidiano francese L’Equipe, mentre France Football lo ha scelto miglior giocatore africano degli ultimi cinquant’ anni nel 2004. Un titolo confermato dalla CAF (Confédération Africaine de Football) nel 2007.

Giocatore di talento, Roger Milla ha iniziato a costruire la sua carriera in tenera età. Aveva 13 anni quando ha firmato il suo primo cartellino all’Éclair de Douala, un club camerunese. La sua tecnica e il suo senso del gol erano già meravigliosi.

Ma dovette aspettare cinque anni prima di scoprire il campionato nazionale con i Douala Leopards (1970 – 1974). Due titoli di campione del Camerun e una semifinale di Coppa d’Africa, poi Milla posa le valigie al Tonnerre de Yaoundé, club con cui vinse la Coppa  delle Coppe africana (1975).

Nel Camerun con la Coppa d’Africa nel 1984

Ottimo dribblatore e focoso attaccante, la fama di Milla gli aprì le porte al professionismo. Arrivò in particolare in Francia, vestendo a turno i colori di Valenciennes, Monaco, Bastia, Saint-Etienne, Montpellier e Saint-Pierroise. Concluse la sua carriera in Indonesia nel 1996, dopo aver brillato sotto i colori del Pelita Jaya  e del Putra Samarinda.

1995, in Indonesia nel Pelita Jaya

Il segreto di una carriera così lunga? “Mi sono preso cura del mio corpo – ha detto Milla in un’intervista a Fifa.com – Non ho mai fatto nulla che potesse danneggiare il mio fisico perché non conducevo una vita sfrenata. Al contrario, ero molto serio. Mi accontentavo di bere di tanto in tanto mezzo bicchiere di vino. Ma non di più”.

Mario Bocchio

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