Albertosi dirà di lui: “L’unico terzino che avrebbe potuto fermare Pelè”
Giu 29, 2023
Sulle figurine “Panini”

Sbarca in Sardegna nell’estate del 1962 e la maglia del Cagliari diventa per lui una seconda pelle. Mario Martiradonna lega la sua carriera ad alcuni passaggi fondamentali della storia rossoblù, come la prima promozione in A del 1964 e lo scudetto del 1970. Soltanto Cera, Greatti e Riva lo accompagnano nella conquista di entrambi gli storici traguardi.

Nato a Bari il 28 agosto 1938, dopo una lunga militanza tra Quarta Serie, C e B, calca per la prima volta i campi di Serie A nel 1964; nelle successive nove stagioni con la maglia del Cagliari totalizza 306 partite (236 in Serie A) e mette a segno 5 gol (4 in A).

Martiradonna era un marcatore piccolo (1,70 m per 69 kg) ma roccioso, difficile da superare. Un terzino destro che si faceva rispettare grazie alle sue doti principali: dinamismo e grande forza fisica. Le più grandi seconde punte del nostro campionato ne soffrivano la marcatura. È rimasta nelle menti dei tifosi rossoblù la partita in cui non fece quasi toccare palla a Rivera, che avrebbe di lì a poco vinto il Pallone d’Oro. Una prestazione maiuscola, celebrata dal Corriere dello Sport col titolo «L’operaio batte il maestro».

Mister Scopigno diceva che quel cognome «così lungo e sfortunato» lo “rovinava”, altrimenti sarebbe finito dritto dritto in Nazionale.

In un’intervista al sito ufficiale del Cagliari datata 2010, Martiradonna ha parlato con affetto dei suoi ex compagni: «Eravamo come una famiglia, tutti fratelli». Il terzino ha poi ricordato le ore che hanno preceduto la gara decisiva per lo scudetto: «Pranzammo al Corallo. Io da via Roma andai allo stadio a piedi, serviva per digerire. Eravamo sereni, non pensavamo fosse la partita dell’anno».

Poi – come ricorda Luca Pes – la vittoria sul Bari e la grande festa negli spogliatoi, con fiumi di champagne e la presenza del divertentissimo Walter Chiari. Dopo ognuno festeggiò in compagnia di amici o parenti. Il difensore barese fu svegliato alle 6 dai tifosi che lo osannavano sotto casa. «Su quel balcone sembravo il Papa», disse divertito. Per lui, calciatore di provincia, lo scudetto fu un riscatto da condividere col popolo rossoblù: «In trasferta ce ne dicevano di tutti i colori, vincevamo e davamo fastidio. – raccontò ai media ufficiali del club – I sardi prima camminavano a testa bassa, dopo quella vittoria si sono guadagnati stima e affetto».

Un undici del Cagliari a “San Siro”. In piedi, da sinistra: Nenè, Albertosi, Domenghini, Niccolai, Tomasini, Riva, Accosciati: Greatti, Martiradonna, Gori, Cera e Poli

Martiradonna è ormai un pezzo del Cagliari dello scudetto che non c’è più: è infatti scomparso nel capoluogo sardo il 20 novembre 2011. Fa parte della Top 11 Rossoblù – I più forti di sempre votata dai tifosi.

Educato e composto fuori dal campo ma dentro il rettangolo verde era un incubo per gli attaccanti avversari. Albertosi dirà di lui: “L’unico terzino che avrebbe potuto fermare Pelè”, peccato che il sogno Mondiale di Messico ’70 (e quindi la possibilità di fermare il brasiliano) gli sfuggì di mano per un soffio. 

“Sei nella lista al 99%” gli disse Valcareggi, salvo poi cambiare idea al momento delle convocazioni. Peccato, sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Sarebbe stato un elemento in più di quel glorioso Cagliari a vestire la maglia azzurra.

Fonti: VulcanoNotizie e 90min

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