Quando il Cagliari si trasferì a Chicago
Apr 13, 2022

Oltre alla questione culturale, l’espansione del calcio in Nord America – tanto discussa quanto estremamente lenta – è stata fortemente ostacolata dall’organizzazione: di leghe, campionati e squadre. Nei primi anni in cui si parlò di un campionato di calcio statunitense, la questione che creo più problemi non fu la familiarità degli sportivi americani al gioco del calcio – pressoché inesistente – bensì la fondazione e poi l’organizzazione dei primi campionati, che richiese anni prima di arrivare a un sistema solido e organizzato (e comunque sempre a modo loro). Nel 1967, anno in cui nel paese si disputarono le prime partite tra professionisti, questa confusione portò alla creazione di due diversi campionati, uno dei quali, trovandosi completamente impreparato, fu costretto a chiamare squadre da altri continenti, tra cui il Cagliari, che per un mese e mezzo si trasferì a Chicago.

 

 

 

 

Negli anni Sessanta il calcio iniziò ad aumentare la sua popolarità negli Stati Uniti grazie alla trasmissione delle partite della Coppe del Mondo, in particolare quella vinta dall’Inghilterra nel 1966. La curiosità per il calcio attirò l’interesse di imprenditori e network, che si mobilitarono per creare le prime leghe semi-professionistiche dato che l’unica esistente, la American Soccer League, era sostanzialmente un campionato dilettantistico. Nel 1965, inoltre, aveva chiuso anche la International Soccer League, una lega estiva fondata dall’allora proprietario dei Philadelphia Phillies di baseball, Bill Cox, che comunque si limitava a invitare qualche squadra europea e sudamericana, e nemmeno fra le più conosciute.

 

Gigi Riva e Manlio Scopigno.
 

Nonostante la chiusura dell’International Soccer League, Bill Cox continuò a portare avanti il proprio interesse per la fondazione di un campionato di calcio. Nella seconda metà degli anni Sessanta altri due imprenditori si fecero avanti con proposte simili: l’avvocato californiano Richard Millen, con la National Soccer League (NSL), e lo storico imprenditore sportivo Jack Kent Cooke, noto proprietario dei Los Angeles Lakers e dei Los Angeles Kings di Hockey, con la United Soccer Association (USA).

 

Lo stemma dei Chicago Mustangs nel 1967.

 

La federazione calcistica statunitense, sostanzialmente disinteressata all’organizzazione di un campionato professionistico, si ritrovò con tre diverse proposte e senza avere molto potere decisionale, visto il suo ruolo fin lì marginale. La confusione la costrinse però a intervenire per cercare almeno di unificare le proposte. Ci riuscì solo in parte: Cox si unì a Millen e insieme fondarono la NSL, forti di un contratto stipulato con la CBS per i diritti di trasmissione delle partite, mentre Cooke, con più risorse, diede iniziò ugualmente alla USA e riuscì a ottenere il riconoscimento ufficiale da parte della federazione nazionale e addirittura dalla FIFA. Nel 1967 il calcio americano ebbe i suoi primi campionati professionistici e ne ebbe due, non uno solo come nel resto del mondo: il primo non riconosciuto ma trasmesso in televisione, l’altro ufficiale ma praticamente oscurato.

Il contratto televisivo ottenuto dalla NSL, tuttavia, spinse quasi tutti i giocatori delle squadre USA a lasciare la lega per trasferirvisi, lasciando Cooke con un campionato senza giocatori a poche settimane dall’inizio ufficiale delle partite. Per non rinunciare al proprio progetto, Cooke pensò a una soluzione: affittare squadre professionistiche dai campionati sudamericani ed europei, trasferendole interamente per un mese e mezzo in varie città del paese basandosi su criteri estemporanei.

 

Riva in mezzo a Cera e Nené.

 

Le squadre che presero parte al campionato furono quindi dodici, tutte formate in realtà da club europei e sudamericani, che in estate non avevano impegni ufficiali. Vennero distribuite così:

Boston Rovers – Shamrock Rovers (Irlanda)
Chicago Mustangs – Cagliari Calcio (Italia)
Cleveland Stokers – Stoke City (Inghilterra)
Dallas Tornado – Dundee United (Scozia)
Detroit Cougars – Glentoran (Irlanda del Nord)
Houston Stars – Bangu (Brasile)
Los Angeles Wolves – Wolverhampton (Inghilterra)
New York Skyliners – C.A. Cerro (Uruguay)
San Francisco Golden Gate Gales – ADO Den Haag (Olanda)
Toronto City – Hibernian (Scozia)
Vancouver Royal Canadians – Sunderland (Inghilterra)
Washington Whips – Aberdeen (Scozia)

Il Cagliari allenato da Manlio Scopigno – che tre anni dopo vinse il suo primo e fin qui unico Scudetto – fu assegnato ai Mustangs di Chicago, città con una folta presenza di immigrati italiani. La squadra andò negli Stati Uniti senza Gigi Riva, indisponibile da aprile in seguito alla rottura del perone sinistro, ma per il resto al completo: c’erano Roberto Boninsegna, Nené, Comunardo Niccolai, Pierluigi Cera e Ricciotti Greatti. I giocatori alloggiarono in un hotel di proprietà di Frank Sinatra, si allenarono in uno dei parchi cittadini e presenziarono a molti ricevimenti in vari luoghi della città. L’organizzazione del campionato, tuttavia, si dimostrò di livello amatoriale: le partite si disputarono perlopiù negli stadi da baseball, con campi in erba e terra battuta e a volte addirittura con il monte di lancio ancora in mezzo.

Nelle partite disputate il livello del gioco fu molto basso, condizionato sia dai terreni che dalle squadre incomplete e anche dagli spalti semivuoti. L’allora centrocampista del Cagliari Pierluigi Cera qualche anno fa ricordò così quell’esperienza in un articolo del Guerin Sportivo: «Fu una tournée che calcisticamente non sapeva di nulla. Giocavamo contro queste squadre britanniche e sudamericane e ogni volta bisognava stare attenti, perché se non finiva direttamente in rissa ci si andava comunque vicino. In uno degli incontri ritrovammo il famigerato arbitro inglese Aston, quello di Italia-Cile del Mondiale 1962 (una delle gare più violente della storia, universalmente ricordata per l’arbitraggio a senso unico contro gli Azzurri). Finì a spintoni anche lì. Rientrai in Italia quindici giorni prima degli altri».

Molte squadre cercarono di concludere in fretta il campionato, per non ritrovarsi a giocare le finali a pochi giorni dall’inizio dei ritiri estivi nei loro paesi. Il Cagliari, pur essendo una della squadre più forti, fece così per stessa ammissione di molti suoi giocatori: ottenne 3 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte, Boninsegna fu capocannoniere del torneo e concluse il torneo senza riconoscimenti. La finale la giocarono i Los Angeles Wolves (il Wolverhampton) e i Washington Whips (l’Aberdeen), e terminò con la vittoria degli inglesi.

 

ilpost.it

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