Lentini era l’oggetto del desiderio dei due uomini più importanti d’Italia
Mar 27, 2024

Tra le trattative che hanno segnato la storia del calciomercato c’è quella che nel 1992 portò Gianluigi Lentini a vestire la maglia del Milan. In un’era senza social e con un mercato fatto di cifre contenute rispetto alle attuali, quella trattativa fu un vero e proprio fenomeno sociale, tanto che i tifosi del Torino scesero in piazza per protesta. Lentini, nonostante la giovane età, era già una bandiera granata: Gigi Radice lo fece esordire in Serie A a 17 anni nel 1986, poi il prestito all’Ancona e il ritorno al Toro, tra i protagonisti della promozione in Serie A.

Lentini – come ha scritto Giovanni Mazzola – abbinava le sue straordinarie doti tecniche a grande qualità sotto porta, per questo rappresentava la grande speranze per il futuro del Torino.

Lentini nel Toro

Le sue abilità, però, non passarono inosservate, tanto da attirare a sé l’attenzione di Milan e Juventus. “Lentini era l’oggetto del desiderio dei due uomini più importanti d’Italia – ricorda ancora Claudio Pasqualin, procuratore di Lentini – L’Avvocato e il Cavaliere”.

Gianni Agnelli da una parte, Silvio Berlusconi dall’altra. A fare la differenza, però, è la mossa del Milan che già a marzo aveva firmato un preliminare d’accordo con Gian Mauro Borsano, presidente dell’epoca del Torino. Un preliminare che sarebbe scaduto alla mezzanotte del 30 giugno 1992.

L’annuncio del suo passaggio al Milan di Berlusconi

E per chiudere la trattativa si è arrivati proprio sul gong. Lentini, infatti, tentennava. “Gigi non sembrava molto intenzionato a firmare con il Milan, quasi lo costrinsi a venire a Milano – ancora Pasqualin – La mattina del 30 giugno parlavamo con la Juventus, il pomeriggio eravamo a Milano”. Dal bianconero al rossonero nel giro di poche ore e, soprattutto, con una lunga corsa verso Milano per non perdere il treno rossonero: “Avevo l’auto in riserva, ma per paura di arrivare in ritardo non mi fermai a fare benzina – prosegue Pasqualin – Arrivati in città non mi raccapezzavo nel traffico cittadino, ci fermammo davanti a un hotel e chiamammo Galliani. Dopo 5 minuti arrivarono lui e Braida, chiedemmo una sala riunioni per l’ultima discussione e la firma”.

Un accordo passato alla storia per le cifre da record, spropositate per l’epoca: 65 miliardi di lire in tutto. Quarantadue al giocatore (32 di stipendio in 4 anni, più 10 di bonus), ventitré al Torino.

Il tutto nel silenzio generale: “La stampa non sapeva nulla, la notizia è uscita quando dovevamo depositare il contratto e fu un fulmine a ciel sereno perché nessuno se l’aspettava”. Anche i tifosi del Toro rimasero spiazzati, tanto da radunarsi il 1° luglio sotto la sede dell’Ansa di Torino, lì dove Lentini organizzò una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni.

Nel Milan, addirittura il saluto di Nelson Mandela

“All’uscita i tifosi tentarono di aprire il bagagliaio della mia auto perché pensavano che Lentini fosse lì – racconta Pasqualin – In realtà l’accordo con Gigi prevedeva che mi avrebbe aspettato davanti a un negozio, sarei passato da lì e saremmo andati via. Qualche tifoso, però, intuì il tutto e vide Gigi in lontananza che usciva dal negozio ed entrava nella mia macchina. I tifosi iniziarono a correre e li vedevo dallo specchietto retrovisore. Davanti avevo un semaforo, sperai non diventasse rosso”.

La Porsche gialla di Lentini dopo l’incidente

Rosso (e nero) come i colori che Lentini vestì per quattro anni. Una carriera in rampa di lancio che subì una brusca frenata il 2 agosto 1993, giorno in cui Gigi Lentini ebbe un incidente stradale sulla Torino-Piacenza.

Uno schianto a duecento chilometri all’ora e due giorni di coma prima del risveglio. Un’ascesa verso il successo bloccata, ma la vita riconquistata un anno dopo quella storica trattativa.

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