Eziolino Capuano è un personaggio a tutto tondo
Gen 18, 2024

La Serie C è una delle dimensioni più curiose del calcio. Lontanissima dai riflettori e dai milioni della Serie A ma anche dal richiamo nazionale che ha la Serie B, ma allo stesso tempo rappresenta comunque il calcio professionistico, caratteristica che la rende molto più dura e impegnativa del calcio dilettantistico.

C’è chi vive la Serie C come la gavetta per arrivare a palcoscenici più prestigiosi, chi la vive come l’apice di una carriera spesa tra i dilettanti, e chi nella categoria ha trovato la sua dimensione ideale: troppo bravo per restare tra i dilettanti, ma troppo poco spendibile “mediaticamente” per salire alla ribalta nazionale. È il caso di Eziolino Capuano, un allenatore che in Serie C è una stella assoluta, ma che è difficilissimo immaginare in un contesto diverso, anche se per le capacità dimostrate forse meriterebbe ben altra carriera.

“Io sono una persona che ha costruito quel poco del mio successo sull’umiltà, sul perbenismo e sul lavoro”

(Ezio Capuano, gennaio 2004)

La Serie C – come scrive Tobia Brunello – non è un campionato dove cercare il bel gioco, il possesso palla o la raffinata costruzione della manovra offensiva. Eziolino Capuano lo sa bene, e infatti schiera le sue squadre con un 3-5-2, (che talvolta si può modificare in un 3-5-1-1 o in un 3-4-2-1) assolutamente difensivo, con le due linee arretrate vicinissime, quasi schiacciate l’una sull’altra, completamente dedicate a proteggere la porta e a cercare il rilancio per partire in contropiede.

Ma attenzione: non si tratta di giocare “male”, ma di giocare consci delle proprie caratteristiche per sfruttarle al meglio.

Un tipico atteggiamento di Capuano

Dietro al difensivismo di Capuano c’è tantissimo lavoro, tantissima applicazione tattica, come si vede anche dagli schemi messi in atto in occasione di palle inattive, dove si nota un’attenzione al dettaglio inusuale per la categoria. In carriera ha ottenuto risultati sorprendenti: nel 1996 porta l’Altamura dalla Serie D alla Serie C2, ripetendo l’impresa l’anno successivo alla guida della Cavese. Dopo un 8° posto con la Juve Stabia e una salvezza con la Paganese, nel 2010 riesce ad ottenere un’insperata salvezza sul campo alla guida del Potenza, salvezza vanificata dalla retrocessione d’ufficio arrivata in seguito al dissesto finanziario.

Con i tifosi dell’Arezzo

Ha tentato anche un’esperienza all’estero, in Belgio alla guida dell’Eupen, ma è resistito solo 4 partite prima di tornare nella Serie C italiana, nuovamente alla Paganese. Dopo alcune brevi esperienze su varie panchine, arriva nel 2014 alla guida dell’Arezzo, ripescato in Lega Pro dai dilettanti e condotto verso un’esaltante salvezza. Nel 2016 viene scelto per guidare il Modena, ma dopo la salvezza ottenuta nella stagione in cui è subentrato, deve fare i conti ancora una volta con una società economicamente allo sbando. Tra scioperi dei giocatori e stadi interdetti all’utilizzo, il Modena viene estromesso a campionato in corso e tutti i suoi tesserati svincolati.

Nella stagione successiva viene chiamato alla guida della Sambenedettese, e nonostante i buoni risultati viene esonerato per screzi con il presidente con la squadra seconda in classifica. Le sue successive esperienze sono al Rieti, che salva nel 2019, e all’Avellino, con cui approda ai play-off e che ricorda come la sua miglior esperienza in panchina. In seguito una nuova esperienza al Potenza, durata qualche mese e la chiamata, nell’ottobre 2021, da parte del Messina. Dove poi viene esonerato. Oggi è alla guida del Taranto.

“Sono pecora con l’agnello e leone con la tigre, altrimenti non puoi fare questo mestiere”.

(Ezio Capuano, ottobre 2021)

Capuano a Foggia

Il valore aggiunto di Capuano non è tanto nelle sue, pregiatissime peraltro, doti di tecnico, ma nelle sue qualità umane. Passionale, schietto, emotivo e verace, quando Capuano assume un incarico non si siede semplicemente su una panchina, ma abbraccia una città, una comunità, ne diventa parte e motore ispirazionale. Hanno fatto storia alcune sue sfuriate con i giocatori ai tempi dell’Arezzo, registrate di nascosto nello spogliatoio, e diffuse on-line dopo una sconfitta: una sequenza di insulti e minacce, con un registro emotivo che oscilla tra il furioso e il disperato.

La registrazione clandestina sollevò scandalo e polemiche, tra chi condannava i toni così duri e accesi di Capuano e chi invece difendeva la sacralità dello spogliatoio e dei rapporti umani costruiti al suo interno. Ma al di là dell’episodio particolare, anche nelle conferenze stampa Capuano non è mai stato capace di contenere i toni, risultando sempre ben al di sopra delle righe anche davanti ai microfoni.

“In campo le che**** non vanno bene. In campo debbono andare gli uomini con le palle, non le che**** in mezzo al campo”.

(Ezio Capuano al termine della partita di Lega Pro Alessandria-Arezzo del 4 novembre 2014).

“Neanche lo sapevo che quella parola vuol dire gay! […] Sono ignorante, ignorantissimo se volete, ma per me è solo un termine calcistico. [..] Quando Lippi sostiene che non si gioca con le signorine va tutto bene, ma cos’ho detto io di strano da essere attaccato a livello mondiale? Impazzisco […] io faccio l’allenatore, mica il tabaccaio: devo essere un motivatore. Sa quante ne dico ai giocatori per stimolarli? Mi gioco la vita in ogni partita e non posso dire di tirare fuori le palle? Questa è ipocrisia, io dico sempre quello che penso”.

(Ezio Caupuano in merito alle accuse di omofobia arrivate dopo l’intervista precedente)

Sicuramente inadatto al calcio impostato e trasmesso in mondovisione, Capuano è uomo da campetti di provincia, da quel calcio dove non si può badare tanto a quello che si dici e a come lo si dice, ma a come arriva al cuore dei propri giocatori.

“Voglio che l’Arezzo giochi da squadra di Capuano, che io ritrovo in campo dei maiali assatanati e una banda di ignoranti, non una banda di femminucce […] penso che posso dire una banda di femminucce o rischio un altro deferimento […] o una multa di 15.000 euro?”

(Ezio Capuano, marzo 2015)

Paragonato a José Mourinho per le sue conferenze stampa dirette, sempre senza peli sulla lingua e senza paura di pungere sul vivo nessuno, non ha sicuramente il fascino cosmopolita dell’allenatore portoghese, e la sua parlata dall’accento campano è quanto di più distante dall’elegante accento portoghese con inflessione inglese dello Special One.

“Otto anni fa dissi che i giocatori che vendono le partite dovrebbero finire nei forni, ma fui frainteso”.

(Ezio Capuano, novembre 2014)

In Belgio nell’Eupen

A suo dire questo suo atteggiamento sempre così diretto e lontano dalla diplomazia gli ha precluso l’approdo alle serie superiori, ma in realtà negli ultimi tempi sembra aver imparato a dosare meglio la sua esuberanza davanti alle telecamere e chissà che un giorno non possa arrivare anche alla Serie A. La parabola di un altro allenatore noto per il suo scarso appeal mediatico come Maurizio Sarri è lì a ricordarci che è possibile arrivare ai vertici del calcio partendo dal basso.

“Io non sono molto bravo sull’aspetto lessico”.

(Ezio Capuano, novembre 2014)

Le perle di Eziolino Capuano: una breve compilation

Questo suo essere verace ha portato sicuramente il personaggio Capuano a coprire anche il tecnico Capuano. Le sue interviste pre e post partite diventano quasi più attese della gara stessa, e oramai anche lui ci gioca abilmente. Ecco allora qualche frase tipica che possiamo sentire nelle sue conferenze stampa.

Segmenti tattici: per indicare una non meglio identificata giocata avvenuta sul campo;

Oltre la fatica al limite dello strapazzo: indica l’estrema grinta e fatica fisica che pretende sempre dalle sue squadre;

Allenare qui è un privilegio di pochi e un desiderio di molti: un grande classico della captatio benevolentia Capuanesca nelle conferenze stampa di presentazione all’arrivo in una nuova squadra;

Un altro atteggiamento tipico di “Eziolino” Capuano

Il Sabato del villaggio di Leopardi: citato spesso da Capuano per indicare la spasmodica attesa nei confronti del prossimo match della sua squadra;

I tifosi che fanno l’amore in macchina: allegoria spesso utilizzata dal Capuano per indicare l’attaccamento alla squadra dei tifosi, che spendono tutti i loro soldi per seguire la squadra anziché godersi dei romantici week end con il loro partner.

Oltre a queste perle nelle conferenze di Capuano possiamo ritrovare sempre gli stilemi di una precisa strategia che adotta per caricare la squadra.

La sua formazione è sempre in emergenza, sempre con un sacco di ragazzini in campo, sempre in condizioni disperate, in cui l’unico risultato logico sarebbe una violenta goleada avversaria.

Certo il suo curriculum zeppo di situazioni difficili nelle squadre allenate aiuta questa narrazione, ma l’abile stratega e psicologo Capuano estremizza sempre il concetto, per tirare fuori il massimo dalle squadre che allena.

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