Era un autentico monello e vinse il Pallone d’Oro
Ott 17, 2022

Quello italiano è stato considerato per anni il campionato più bello del mondo. Ci sono stati anni in cui lo stivale è stato meta preferita di tutte le stelle più lucenti del firmamento del pallone: anni in cui campionissimi come Zico e Leo Junior sbarcavano nel nostro paese e dovevano “accontentarsi” di giocare con Udinese e Torino, formazioni che di certo non lottavano nei piani alti nella nostra serie A. Tanti i Palloni d’Oro che hanno calcato i campi del nostro torneo: ben ventitrè quelli che abbiamo potuto ammirare, da Luisito Suàrez, premiato nel 1960, a Ricardo Kakà, che alzato il trofeo nel 2008 facendo da preludio all’egemonia Messi-Cristiano Ronaldo. Non tutti questi grandi campioni, però, sono ricordati allo stesso modo dai calciofili italiani: se i vari Platini, Van Basten, Baggio e Ronaldo sono indimenticabili, c’è un altro Pallone d’Oro che ha calcato i nostri campi passando quasi inosservato, offrendo il meglio di sè solo al di fuori dei confini italiani.

Nell’Huddersfield Town

Questo Pallone d’Oro “dimenticato” è Denis Law, scozzese premiato nel 1964. Ce ne parla “Libero Pallone”.
Denis Law nasce il 24 febbraio del 1940 ad Aberdeen, la terza città più popolosa della Scozia, situata nella parte nord-ovest del paese. E’ un talento innato, Denis, ha il calcio nel sangue. Ad accorgersi di lui è Bill Shankly, proprio lui, il leggendario tecnico che a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 farà la storia del Liverpool. Nel ’55, però, Shankly si trova ad Huddesfield, nel cuore dell’Inghilterra, dove allena la prima squadra della città: Law è lì per un provino, Shankly ne rimane folgorato. Law, a nemmeno diciassette anni, firma il suo primo contratto da professionista con l’Huddersfield Town, che milita in Division Two. Lo scozzese ci rimane dal 1955 al 1960: gioca da mezzala e nonostante la giovanissima età è un trascinatore. L’esordio in prima squadra è datato 24 dicembre 1956 (2-1 al Luton Town): alla fine del quadriennio le presenze sono 91 e le reti 19. Il 18 ottobre del 1958 un’altra leggenda del calcio, britannico e non solo, Matt Busby, regala a Denis l’esordio con la nazionale scozzese: Law ha 18 anni, 7 mesi e 18 giorni, è il più giovane debuttante della storia con la casacca della Scozia.

Law con la Scozia

Nel 1960 il salto in Inghilterra: il Manchester City, per averlo, sborsa la bellezza di 53.000 sterline: cifra record per l’epoca, cifra che fa ancor più scalpore perchè spesa per un ventenne. Ma Law è forte per davvero. La sera del 28 gennaio 1961 si gioca il quarto turno di Fa Cup, il City, in trasferta, affronta il Luton Town. Sotto una pioggia incessante i Citizens vanno sotto per 2-0, poi si scatena la furia di Law. Denis mette a segno 6 reti (sei), e ribalta totalmente il match. Al minuto 69, però, l’arbitro decide che può bastare: campo impraticabile, gara annullata e da ripetere, con buona pace di Law che aveva sfoderato una prestazione da extraterrestre. Oltre al danno, la beffa, con il Luton che vincerà il replay del primo febbraio per 3-1 e proseguirà il cammino in coppa. Alla fine della stagione 1960-’61 Denis metterà insieme 50 presenze e 23 reti.

Con la maglia del Manchester United



L’eco delle sue performance oltrepassa la Manica: in Italia si scatena una vera e propria asta per averlo: vi partecipano Milan, Inter, Fiorentina, Roma, Sampdoria e Torino. La spuntano i granata, che, si dice, inizialmente puntavano Bobby Charlton. La spuntano grazie ai buoni uffici di Gigi Peronace, un calabrese vero e proprio precursore nel mestiere di intermediario. Peronace, anello di congiunzione tra calcio britannico e pallone italiano, porta Law al Torino, che versa al City la somma di 110.000 sterline frantumando un altro record.

Baker e Law nel Torino



Il 6 giugno del 1961 il City sbarca sotto la Mole per un’amichevole, organizzata proprio per ratificare il passaggio di Law in granata. La gara si chiude anzitempo (1-1 il risultato, reti di Ferrini e dello stesso Law) a causa di una violenta grandinata che si abbatte sul capoluogo sabaudo. Quasi un oscuro presagio di ciò che attenderà Denis a Torino. Eppure, l’entusiasmo dei tifosi granata è alle stelle: sono passati più di dieci anni, ma la tragedia di Superga è ancora una ferita aperta, il Toro non è più tornato sui livelli degli anni ’40 e ha anche conosciuto per la prima volta l’onta della serie B. In Law i tifosi granata ripongono grandi, grandissime speranze: il suo curriculum, del resto, è quello di un autentico fuoriclasse. Per di più, la data di nascita dello scozzese è di quelle che fanno sognare: il 24 febbraio, infatti, è il giorno in cui vide la luce nel 1916 Guglielmo Gabetto, uno degli eroi periti a Superga. E ancora, in quello stesso giorno, nel 1943, nacque Gigi Meroni, un campione che i tifosi granata impareranno a conoscere e ad amare da lì a pochi anni.

Con Law, dalla Gran Bretagna, sbarca a Torino anche Joe Baker, attaccante scozzese che con l’Hibernian di Edimburgo ha sfondato il muro delle cento reti in poco più di tre stagioni. Il destino di Law si intreccerà con quello del suo connazionale anche e soprattutto fuori dal campo.

L’incidente d’auto a Torino


Il girone d’andata rispetta le grandi aspettative della piazza: al giro di boa il Toro è secondo in classifica dietro all’Inter e ha fatto suo il derby con una rete di Baker. Law trascina letteralmente i granata: colpi di classe, scatti brucianti, uomini saltati come birilli. Denis è davvero il campione che tutti a Torino attendevano da anni. I problemi, però, sono fuori dal campo. I due britannici mal digeriscono le ferree regole imposte dal club, che obbliga i giocatori a far firmare il foglio delle presenze ogni mattina al campo d’allenamento. Proprio non ne vogliono sapere, i due, di sottostare alle inflessibili norme dei ritiri e di quello che dev’essere lo stile di vita di un calciatore professionista. Dura alzarsi al mattino presto, per due ragazzi che la notte tirano tardi nei pub e nei night torinesi: i due scozzesi e la disciplina, insomma, vivono su due pianeti diversi. Law e Baker, a lungo andare, finiscono letteralmente inghiottiti dai fiumi di birra, dai bagordi e dalle attrazioni della vita notturna torinese.

Una formazione del Torino 1961-’62. Baker è il terzo in piedi da sinistra, Law il primo accosciato da sinistra



Un’escalation che conosce il proprio apice la notte tra il 6 e il 7 febbraio del 1962. E’ quasi l’alba, Baker e Law sono a bordo di un’Alfa Romeo, in via Cairoli a Torino, all’uscita da un night club: la birra rende quasi impossibile guidare, l’Alfa si schianta contro il monumento a Giuseppe Garibaldi. Baker ne esce malconcio, con il volto quasi sfigurato: fugge letteralmente da Torino firmando per l’Arsenal. Law se la cava con qualche graffio e torna in campo, ma le conseguenze dell’incidente ne condizionano il rendimento.

Ancora Joe Baker e Dennis Law 



I tifosi granata si sentono traditi dal loro idolo, diventano quasi furiosi quando in giro si comincia a vociferare di un suo passaggio alla Juventus. “Mi piace, lo voglio”, pare abbia detto Giovanni Agnelli, convinto di poter convincere Law a mettere la testa a posto. Le trattative sono già partite, si dice, ma i tifosi del Toro non sono affatto d’accordo e ben presto lo fanno capire allo scozzese. Toro e Juve hanno l’accordo per il passaggio di Law in bianconero, ma non hanno fatto i conti con il diretto interessato, che è già in parola con il Manchester United e dopo una sola stagione, dopo 27 presenze, 10 gol e una quantità incalcolabile di litri di birra ingurgitati lascia l’Italia.

Law e George Best


Law torna a casa e ritrova lo smalto degli anni migliori: a volerlo a Manchester è Matt Busby, l’uomo che lo fece esordire in nazionale. Law va a formare un tridente da sogno con Bobby Charlton e George Best. E’ la “United Trinity”, cui è dedicata addirittura una statua presso lo stadio Old Trafford di Manchester. La casacca dei Red Devils diventa una seconda pelle, Denis contribuisce ad una delle epopee più vincenti della storia del calcio. Law vi rimane fino al 1973 facendo segnare numeri impressionanti: 404 presenze, 237 reti, 2 campionati inglesi, una Coppa dei Campioni (1967-’68, finale vinta contro il Benfica), una Coppa d’Inghilterra, due Charity Shield, un titolo di capocannoniere della Coppa dei Campioni (1968-’69). E nel 1964, grazie a 46 gol segnati, cifra pazzesca anche oggi, ma assolutamente stratosferica per il calcio dell’epoca, lui, il Pallone d’Oro di cui abbiamo parlato all’inizio della nostra storia: il massimo riconoscimento individuale per un calciatore. Nel 1964, il miglior calciatore europeo è lui, Denis Law, lo scozzese nato ad Aberdeen che tre anni prima, a Torino, mise a rischio il suo smisurato talento in nome della bella vita.

Bobby Charlton, George Best e Denis Law: la statua all’Old Trafford

Proprio quando Law inizia a programmare il ritiro e si appresta a chiudere la sua carriera con lo United, nel 1973, Docherty, tecnico subentrato a Busby, decide di metterlo in vendita. Denis decide così di non ritirarsi, il Mondiale che si giocherà nel giugno del ’74 lo spinge a continuare per un altro anno: l’ultima stagione della sua carriera, Law la giocherà negli odiati cugini del City, quelli che lo avevano lanciato nel grande calcio. Ventidue presenze e nove reti chiuderanno l’avventura da calciatore di Denis Law, che al Mondiale tedesco verrà eliminato al primo turno con la sua Scozia.



E’ però l’ultima gara di Law con il City a sembrare tratta da un romanzo: si tratta del derby di Manchester. Lo United, quello United che Law ha reso grande e con il quale lui stesso è diventato grande, ora rischia di retrocedere. Dopo ottanta minuti il risultato è fermo sullo 0-0, un pareggio che comunque non basterebbe ai Red Devils per evitare un’umiliante retrocessione. Poi, a una manciata di minuti dalla fine, proprio Denis manda in rete, quasi senza volerlo, il pallone che manderà i Diavoli nell’inferno della Second Division. Sul volto di Law non c’è gioia, non c’è esultanza. I tifosi dello United invaderanno il campo e provocheranno la fine anticipata dell’incontro: lo United retrocede per mano di uno dei suoi figli più amati, per mano di uno dei calciatori che più di tutti ha contribuito a renderlo grande negli anni ’60.


Si chiude così, con un epilogo velato di tristezza, con un finale  beffardo e incredibile, la carriera di Denis Law, un Pallone d’Oro che in Italia abbiamo quasi dimenticato, un Pallone d’Oro che i pub torinesi hanno rapito, permettendoci di ammirarlo solo a metà.

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