Mister Lazialità
Gen 10, 2024

Milanese di nascita, laziale d’adozione. Nato a Cusano Milanino nel 1927, Roberto Lovati, per tutti semplicemente Bob, dopo un inizio di carriera nelle serie minori, spesa soprattutto tra Monza e Pisa, venne acquistato dalla Lazio nel 1954, esordendo però nella massima serie con la maglia del Torino, al quale venne ceduto in prestito per una stagione.

L’anno seguente esordisce tra i pali biancocelesti e vi resta fino al termine della stagione 1960-‘61, quando, rendendosi conto di non essere più il titolare, preferisce ritirarsi piuttosto che lasciare Roma e la Lazio.

Un acceso momento contro la Juventus di Boniperti

Contribuisce in maniera determinante, indossando anche la fascia di capitano, alla vittoria in Coppa Italia del 1958, primo trofeo nazionale della Lazio, totalizzando in tutto 135 gettoni con la maglia biancoceleste. In nazionale riesce a raggranellare soltanto due presenze, tra le quali si registra il pesante rovescio subito dagli azzurri ad opera della Jugoslavia (6-1). Dal campo alla scrivania passando per la panchina.

Bob Lovati, con la fascia di capitano al braccio, alza al cielo la Coppa Italia 1958, il primo trofeo della storia laziale
La Lazio che nel 1958 conquistò la prima Coppa Italia: Lovati è in piedi, primo da sinistra

Finita la carriera da calciatore Bob resta per sempre nella Lazio, incarnandone – come rimarca Giampiero Giuffrè su “Sportpaper” – lo spirito, forse meglio di chiunque altro, fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 2011, rivestendo i ruoli di allenatore ed osservatore, prima nelle giovanili, e poi della prima squadra, della quale diventa in più di un’occasione l’ultima ancora di salvezza, l’ultima possibilità cui aggrapparsi per cercare di rimediare a situazioni difficili e sportivamente drammatiche, come quando, nel 1980, guida un manipolo di ragazzi della Primavera,  capitanati in campo da Vincenzo D’amico, a vincere sul Catanzaro uno spareggio salvezza, vanificato poi dalle decisioni del giudice sportivo che condannano comunque la Lazio alla serie B.

Con l’indimenticato presidente laziale Umberto Lenzini

Il suo resta un legame indissolubile con la gloriosa società capitolina che ne fa, al di là dei meriti sportivi, l’uomo simbolo della lazialità e gli intitola anche la sua Academy.

Da allenatore siede sulla panchina laziale per 110 volte (93 in campionato, 12 in Coppa Italia e 5 in Coppa delle Alpi) e conquista la stessa Coppa delle Alpi nel 1971. Ricopre anche il ruolo di preparatore dei portieri e persino di direttore sportivo a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta, chiudendo la sua esperienza a 360 gradi nel mondo Lazio.

“… Un giorno lo fermai nei pressi dell’Olimpico, gli strinsi la mano e semplicemente lo ringraziai… Lui si schernì, quasi non capendo il perché di quel gesto. Anche in questo stava la sua grandezza di uomo, prima ancora che di giocatore, allenatore, dirigente…”.

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