Novara, il quarto lato del Quadrilatero
Ott 3, 2022

Nel dicembre del 1908 nasce la F.A.S, Football Association Studenti, che diventerà il primo nucleo del Novara Calcio.Gli otto giovani studenti del Liceo Carlo Alberto, di età compresa fra i 15-16 anni, hanno nomi che diventeranno di spicco nella storia del calcio, non solo novarese.

 

Fra questi possiamo ricordare l’ingegnere Gianni Canestrini e l’avvocato Piero Omodei Zorini. A Novara in quei tempi erano presenti altre piccole realtà calcistiche come la Voluntas, la Pro Scalon, la Ginnastica e Scherma, la Forza & Speranza, il Collegio Gallarini e molte altre rappresentative studentesche. Nel novembre del 1912 i migliori giocatori di queste squadre saranno chiamati a formare il Novara Calcio, che farà il suo primo debutto nel campionato italiano. Era precisamente il 3 novembre 1912 quando il Novara esordì con una serie di partite che furono disputate sul campo di via Lombroso, donato dall’allora presidente Guido Beldì.
 
 

La prima partita venne disputata contro una squadra già allora blasonata come il Torino, che vinse per 2-1, e la prima rete novarese venne siglata da Mario Meneghetti, bandiera ancora indiscussa.
La squadra ufficiale del Novara, maglia azzurra con scudetto crociato e pantaloni bianchi, ha ormai conquistato il pubblico che accorre sempre più numeroso allo stadio.

In quegli anni il Novara formava insieme alla Pro Vercelli, al Casale e all’Alessandria il Quadrilatero Piemontese. La  squadra azzurra disputò ben otto campionati nella massima serie tra il 1948 e il 1956, proprio negli anni in cui il calcio divenne di massimo interesse, riuscendo a fare bene con le poche forze a disposizione, viste anche le difficoltà sempre maggiori che andava ad affrontare a causa dell’indiscusso potere di altre società più blasonate. Inoltre le enormi difficoltà economiche, furono la causa delle cessioni dei pezzi pregiati di quei tempi, e si dovette puntare su prestiti poco onerosi.

Nonostante tutto alcune salvezze furono conquistate a pieno merito. Va quindi ricordato il fantastico ottavo posto raggiunto nel 1952, che confermava il Novara la migliore fra le cosiddette “provinciali”.

Per questi anni di permanenza nella massima serie, il Novara deve ringraziare in particolare l’indiscusso Silvio Piola che con i suoi innumerevoli gol (che a fine carriera saranno più di 300), ha apportato un ottimo contributo alla causa novarese. Nel 1956 arriva la retrocessione in serie B e cinque anni dopo un’altra retrocessione, che fa scivolare il Novara in serie C a causa di illeciti non ancora ben chiariti.
Ancora qualche bel campionato in serie B ma poi nel 1977 il Novara incappò nella storica retrocessione in serie C e nel 1981 in C2, che diede inizio ad un lungo calvario durato vent’anni. Nel 1995-’96 il Novara Calcio ritorna in serie C1, ma la gioia per questo risultato non era ancora stata assaporata che l’anno successivo i biancoazzurri dovettero nuovamente fare i conti con la retrocessione.

Passano altri anni di totale ombra fino alla storia più recente dove il tanto sognato ritorno in nel calcio che conta, prima la B e poi la massima serie grazie all’impegno economico del presidente Massimo De Salvo. Dopo 30 anni di serie C l’azzurro torna a coltivare sogni e ambizioni. Si tratta di uno spartiacque non semplicemente sportivo, bensì organizzativo e strutturale. Per la prima volta nella sua storia, il Novara Calcio ha una sua club house: in località Granozzo con Monticello, in corrispondenza dell’antico Mulino della Baraggia, nasce il Centro Sportivo “Novarello-Villaggio Azzurro”,  inaugurato il 29 settembre del 2007. Un vero e proprio gioiello.

 

Udovicich è la bandiera del Novara

È lui il simbolo storico del Novara: Giovanni Udovicich, per tutti “Nini”, recordman di presenze in azzurro (516 tra B e C), con 19 campionati disputati consecutivamente dal 1958 al 1976, quando gli azzurroscudati erano lontani dalla serie A.

Un “pennellone” lungo lungo e sgraziato nei movimenti, ma un “muro” difensivo invalicabile, stopper senza fronzoli ma corretto: contro di lui non videro palla anche alcuni tra gli attaccanti più famosi anche della serie A, quando, magari in Coppa Italia, affrontavano il Novara: da Graziani a Pulici, da Pruzzo ad Anastasi.

Era, anche per la sua caratteristica pelata, una delle figurine più conosciute dell’Album Panini. Udovicich incominciò a giocare nel Novara (lui, profugo dall’Istria arrivato in città nel 1946, a sei anni), quando il ricordo della Serie A era fresco: “Gli Azzurri erano retrocessi due anni prima – ricorda – e c’era la sensazione che si potesse salire in breve tempo. E invece…”. Invece è stato necessario attendere 55 anni per festeggiare il ritorno fra le grandi: ”Chissà, forse per questo è stata un gioia così grande, intensa. Non pensavo più di poter rivedere il mio Novara in Serie A. Non riesco ancora a crederci”. Dice bene, Udovicich: “mio” Novara perchè lui ha sempre rifiutato offerte da società più prestigiose pur di restare in azzurro. A lui si erano interessati il Bologna e la Roma che fecero la corte per mesi. “Nini” non volle saperne, per lui non era in discussione la fedeltà al Novara. Ma erano altri tempi, la parola “bandiera” aveva un altro significato. Dopo avere smesso di giocare, Udovicich è uscito dal mondo del calcio e ha lavorato in banca.

 

Quando un solo gol ti fa entrare nella storia

Era il 5 giugno 2011, semifinale di ritorno play off, e il Novara, protagonista dell’intera stagione, vede il proprio vantaggio sfumare grazie alla doppietta di Bonazzoli. Sembrava tutto perso… Sembrava, quando Marco Rigoni, all’ 89′, vede quella palla uscire dall’area di rigore.

Destro al volo e Novara in finale! Il resto è storia…

Marco, come la rivedi oggi quella rete? Rigoni è stato ospite, giovedì 6 dicembre, a “L’Orso in diretta” in occasione dello speciale sul derby piemontese tra Alessandria e Novara.

“Sono passati poco più di sette anni e per me rivederlo è sempre come la prima volta. Sono consapevole che rimarrà nella storia e ne sono fiero ma questo gol oggi bisogna guardarlo come un punto di partenza per chi arriva ad indossare i nostri colori perché la storia dobbiamo avere il dovere di provare a riscriverla. Questo gol è il frutto di lavoro, appartenenza, e voglia di vincere. Chi gioca per il Novara lo deve sapere”.

Ed ancora: “Negli ultimi anni ci siamo consolidati nel calcio che conta, siamo una realtà solida sia come prima squadra che come settore giovanile. Siamo una società seria e sono orgoglioso di farne parte, anche se non in campo”.

Poi purtroppo la dilorosa ripartenza dai dilettanti che tutti conosciamo, ed oggi la strada di un rilancio che tutti si augurano consono al blasone del club.

Mario Bocchio

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