Gol e miracoli del grande Foggia allenato da Zeman
Giu 11, 2023

Quando Zeman andava a cena con Moggi, il suo più grande nemico. Quando c’era l‘Inter a corteggiarlo. Quando insomma esisteva il grande Foggia, quello che sfiorò l’Uefa, inizio anni ’90: gol e miracoli ora raccontati in un documentario, “Zemanlandia”, prodotto da Showlab, regia dell’astigiano Giuseppe Sansonna. Zeman oggi è emigrato in Svizzera, al Lugano neopromosso nella massima serie: “Sono ancora contro le cose sbagliate, e ce ne sono tante”. Il 4-3-3 e le sue accuse mancano alla serie A. “Perché? Si vede che non c’è bisogno di allenatori…”.

ZEMANLANDIA

Pasquale Casillo (a sinistra) e Zeman: due dei principali protagonisti del grande Foggia.

Il documentario: 55 minuti, un racconto-intervista ai protagonisti di allora.

C’è il presidente, Pasquale Casillo, l’imprenditore del grano che gli offrì un contratto dopo averlo visto perdere 4-1, che gli pagò il primo premio partita dopo una sconfitta in casa col Sorrento, e che lo chiamava Sdengo, oppure Zemàn. Con l’accento sulla a.

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Uno taciturno, detto “il muto”. L’altro lussureggiante, per tutti “don Pasquale”. Nel documentario tutto è duetto. “Tu parlavi poco – accenna Casillo – ma facevi danni”. Una sorta di facciata B di Mourinho, ecco cos’era Zeman. Con Moggi nel mirino. Il calcio in farmacia, il doping, la Gea. “In giro sono rimasti molti moggini. Lui paga sempre quello”, giura Casillo, assolto nel 2007 dall’accusa di associazione camorristica, a 13 anni dall’arresto. “Zeman lo disse subito che si trattava di un abbaglio. Quando uscii dal carcere, mi aspettava fuori”. Una coppia vera.

Fu Moggi a farli litigare. Un giorno Zemàn va a Caserta per vedere una partita, poi finisce in un ristorante di Napoli a parlare del suo passaggio al Parma. “Con Luciano Moggi e Sogliano”, lo racconta il boemo in persona. Casillo aggiunge dettagli: “Ora mi fai ricordare. A me lo disse un cameriere, era del mio paese. Per un mese ho tenuto un mio dipendente fuori la sede del Parma a controllare”. Esonerato, dunque. Zeman andò davvero al Parma. Poi tornò. “In quegli anni ho parlato anche con l’Inter, con l’Udinese, con tanti, ma sono rimasto a Foggia lo stesso”.

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Tre “icone” in maglia rossonera. Da sinistra: Ciccio Baiano, Beppe Signori e Roberto Rambaudi.

Foggia, dove giocava a carte coi magazzinieri e prendeva caramelle dai tifosi. Nel documentario ci sono pure loro. Uno a cui Zeman regalò un impermeabile, un altro che si vanta di avergli trasmesso il vizio del fumo. “Abbiamo sempre fatto sceneggiate, noi”. Casillo si lamenta del miliardo e mezzo speso per Signori? Zeman allora lo invita a vendersi un mulino. Altro che vendere un mulino. “Non ci ho rimesso col calcio. Ho guadagnato soldi a quintali: 55 miliardi. Zeman non era venale. Aveva solo bisogno di 20 mila lire al giorno per le sigarette”.

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Dal “Corriere della Sera “del 14 dicembre 1992.

E poi la squadra. C’è il terzino Codispoti, al quale misero 100 mila lire nella scarpetta sinistra perché imparasse a crossare meglio; c’è Signori che imita Casillo (“Aggia fà ‘a squadra cchiù fforte d”o Milàn”), c’è Rambaudi che imita Zeman. Le immagini degli allenamenti sui gradoni dello stadio, quelle dell’incontro con papa Wojtyla. Zeman si svela un po’: “Dovevo fare il duro, non lo sono mai stato. Mi è sempre piaciuto vedere cosa succedeva intorno a me, e succedeva sempre qualche cosa. La mia maestra elementare diceva che avrei dovuto fare cinema”.

Foggia 1991-92

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Il Foggia 1991-’92.

Ci riprovarono ad Avellino, serie B, Calciopoli era alle porte. Casillo rivela: “La sera prima della partita col Messina, mi chiamarono per chiedermi di farti fuori, in cambio della salvezza. Eri tu l’obiettivo, non io. Risposi a quel signore: io vado in serie C con Zemàn”. Infatti. Oggi c’è anche un altro Zeman in panchina, il figlio Karel, a dire il vero mai decollato. Papà Zdenek guarda: “No, non ho pagato tanto. Mi sono divertito. Potevo fare di più. Resto attaccato alle mie cose, né business né merchandising”.

Mario Bocchio

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