Il “chiarugismo”, per indicare chi si tuffava in area per rubacchiare un rigore
Mar 24, 2023

Lo scorso 13 gennaio ha compiuto 76 anni Luciano Chiarugi. Un’ala vecchio stampo, un numero 11 che però amava svariare su tutto il fronte offensivo. Ha giocato con tante maglie, ma i tifosi, che lo chiamavano Cavallo Pazzo, lo ricordano soprattutto con quelle della Fiorentina con la quale fu Campione d’Italia nella stagione 1968-’69 e del Milan, con cui vinse la Coppa delle Coppe del 1972-’73: fu lui a segnare la rete decisiva nella finale di Salonicco contro il Leeds United.

Su “Intrepido

Ogni tanto si fermava, ogni tanto si tuffava. Un’etichetta, come ha ricordato Carmelo Barillà, che gli rimase addosso per tutta la carriera. Nacque il “chiarugismo”, per indicare chi si tuffava in area per rubacchiare un rigore. E anche quando il fallo c’era non veniva accontentato. Gianni Brera scrisse di lui: “lazzi da morituro”.

Amarildo e Chiarugi nella Fiorentina Campione d’Italia 1968-’69 (foto Magliarossonera.it)
Nereo Rocco e Chiarugi al Milan nel 1972-’73

In Nazionale giocò poco, chiuso da nomi altisonanti. Uno che giocava d’istinto, Chiarugi. Un individualista, che divertiva la platea col tunnel o la giocata di turno. Uno specialista dei calci piazzati. O per meglio dire dei calci d’angolo. Segnò diverse volte dalla bandierina quello che, in gergo, viene definito “gol olimpico”.

Quello che qualche anno dopo farà Massimo Palanca con il Catanzaro. Durante un Fiorentina-Napoli fece imbestialire Zoff. Dopo avergli segnato iniziò una corsa sfrenato manco avesse realizzato in finale dei Mondiali. Un gesto che il portiere non prese affatto bene e ancora oggi fatica a mandar giù, anche se fu più che altro lo sfogo di un ragazzo che vedeva realizzare un piccolo sogno, fare gol ad un campione come Zoff.

Chiarugi (accosciato, secondo da sinistra) in Nazionale nel 1974
Chiarugi (secondo da destra) al Napoli nella stagione 1976-‘77, assieme al tecnico Bruno Pesaola e agli altri neoacquisti, Catellani, Vinazzani, Speggiorin e Armidoro

Una volta riuscì a litigare persino con Rivera. “Il signor Rivera mi mise sul banco degli imputati e mi rimproverò di giocare in maniera anarchica. ‘E’ tutto l’anno che ti diciamo di giocare largo – fu l’esordio – e tu invece resti sempre indietro’”. 

Inverno 1972, Gianni Rivera, Luciano Chiarugi e Gustavo Thoeni (foto Magliarossonera.it)
Caricatura di Luciano Chiarugi su “Intrepido”, 1972-’73

Chiarugi, sicuro del fatto suo (visto che Nereo Rocco gli diceva di giocare esattamente dove faceva), sbottò. Per capire il personaggio basta citare la moglie che raccontò di come fu conquistata: “Lui precisò di essere Chiarugi. Di primo acchito mi sembrò insopportabile, ma Luciano rincarò la dose precisando di essere quello che giocava nella squadra della Fiorentina. Ah si? Mi finsi stupita, e cos’è la Fiorentina? Inutile stare a dire com’è andata a finire. Fu però l’ultima volta che giocò a fare il personaggio”. Questo è Luciano Chiarugi. Pazzo in campo e fuori.

Fonte: “Calcioweb”.

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