L’uomo della leggenda doriana
Ago 8, 2023

Nel giugno del 2019  a Genova hanno festeggiato il cinquantenario degli Ultras Tito Cucchiaroni, ma chi era questo argentino, a cui il tifo doriano ha dedicato il gruppo organizzato e che persino quelli dell’Olympique Marsiglia spesso osannano? Forse alcuni tra i più  giovani non conoscono la sua storia.

Nel Boca Juniors

Ernesto Bernardo Cucchiaroni, detto Tito, argentino, nasce a Posadas il 16 novembre 1927 e muore a Misiones il 4 luglio 1971. Fin da ragazzino il calcio è la sua unica ragione di vita. È ancora ragazzino, infatti, quando viene messo sotto contratto dalla squadra locale, con il ruolo di ala sinistra, dove però rimane pochissimo e a soli ventidue anni passa all’Atlético Tigre, la squadra della provincia di Buenos Aires, dove segna 51 goal in 139 partite. In poche stagioni riesce ad attirare l’attenzione di tutti i grandi club argentini, ma a spuntarla è il Boca Juniors che nel 1954 lo acquista per una cifra talmente consistente che con quei soldi il Tigre riuscirà ad ultimare i lavori del nuovo stadio. Le sue prestazioni negli “xeneises” (la squadra prende il soprannome a causa dei numerosi immigrati genovesi nella zona) lo fanno arrivare in Nazionale, dove un dirigente del Milan,  in quel periodo in Argentina lo nota in una partita contro la Cecoslovacchia, seppure Cucchiaroni entri in campo a 12 minuti dalla fine. Quei dodici minuti sono più che sufficienti per far dire a Cappelli, questo il nome del dirigente, “in una partita squallida e mediocre è come se si fosse accesa una luce; ho visto più qualità in Cucchiaroni in 12 minuti che negli altri 22 nel resto della partita”.

È il 1956 quando Tito arriva a Milano in un team composto da autentici fuoriclasse come Juan Alberto Schiaffino, Nils Liedholm e Cesare Maldini. In quella squadra Tito si inserisce facilmente e al primo anno in rossonero vince subito lo scudetto. La seconda stagione il rendimento inferiore spinge il Milan a ritenerlo in parabola discendente e a venderlo. Nelle due stagioni in rossonero realizza sette reti in 41 partite. Ad approfittarne è proprio la Sampdoria, e Tito non farà pentire la società della sua scelta. Arriva a Genova smanioso di dimostrare il suo valore e di far rimpiangere al Milan di averlo messo da parte troppo presto. Ci riesce alla grande! Le sue prestazioni sono da subito di altissimo livello, ha qualità ma anche tanto cuore.

Con Omar Sivori

Il primo goal in blucerchiato lo fa al Torino, il secondo al Napoli ed il terzo alla Fiorentina. Nel novembre del 1958, a pochi mesi dal suo arrivo a Genova, sigla entrambi i gol che danno la vittoria per due a uno nel mitico derby della Lanterna  e da lì entra di diritto nella leggenda sampdoriana per l’eternità. Alla fine ne farà 10 quell’anno e altrettanti nel successivo (40 in totale su 138 partite), formando, con lo svedese, Nacka Skoglund, un’inarrestabile coppia d’attacco sulla fascia sinistra, in grado di fornire, nel ’60-‘61, al centravanti di una delle migliori Samp di tutti i tempi, Sergio Brighenti, assist a go-go (27 reti).

Idolo di Marassi, sponda doriana

È la stagione 1959-‘60 quella che nei ricordi dei tifosi blucerchiati sarà tramandata per generazioni, la Samp finisce al quarto posto e per almeno metà stagione vede la possibilità di conquistare il titolo. Il ruolino di marcia tra le mura amiche di Marassi in quella stagione è strabiliante: 31 punti conquistati su 34 grazie a 14 vittorie, 3 pareggi e neppure l’ombra di una sconfitta.

Gli Ultras Tito Cucchiaroni

Quel campionato rimarrà unico anche se Tito Cucchiaroni rimarrà altre due stagioni con i blucerchiati giocando sempre ad ottimi livelli. L’ultimo goal per la Samp lo segna nel maggio del ’63, in un Sampdoria-Palermo, mentre a Mantova una settimana dopo, a 36 anni, giocherà la sua ultima partita prima di appendere le scarpette al chiodo e fare il suo ritorno in Argentina. Solo un lustro dopo, nascerà un gruppo in suo onore, gli Ultras Tito Cucchiaroni.

Fonte: “Gazzetta Sampdoriana”.

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