L’uomo della partita
Dic 9, 2023

Giorni di tristezza infinita. E non solo per le vittime del virus maledetto giunto da chissà da quale parte della terra e che ci sta mettendo a dura prova, ma anche per la scomparsa inopinata di molti miti del variegato pianeta sport. Tra questi atleti che ci hanno lasciato, i più famosi sono “El Pibe De Oro”, Diego Armando Maradona, argentino approdato nel golfo di Napoli, al quale sarà dedicato lo stadio San Paolo e Paolo Rossi, denominato “Rossigol”, pratese di nascita al quale è stata conferita nel febbraio di un anno fa la cittadinanza onoraria di Vicenza e glorioso giocatore della nobile provinciale squadra del Lanerossi Vicenza.

Paolo Rossi, da ragazzino indossava una maglia dai colori premonitori

Tutta Italia piange ancora adesso i due epici campioni, entrambi vincitori di Palloni d’oro e Coppe del mondo che, affermatisi nei club della propria città d’adozione, sono stati commemorati dall’entusiasmo sportivo mediatico in due nazioni simili. Nazioni latine affini che hanno il gioco della pelota impresso nel corazon e nella cabesa.

Diego Armando Maradona e Paolo Rossi durante la Hall of Fame del calcio tenutasi il 17 gennaio 2017 a Palazzo Vecchio, Firenze

L’Argentina e l’Italia hanno, infatti, tributato ad entrambi i giocatori onore e amore ammirevoli, anche se in modo diverso. Quello che in Italia abbiamo notato è che la morte di “Pablito” ha unito nel rimpianto tutti gli sportivi e tifosi indistintamente e più in generale tutta la popolazione tricolore, compresa quella che il calcio mal sopporta.

Allo stadio “Menti” con un piccolo tifoso

La dipartita dell’asso argentino “Dieguito” ha visto, invece, un’ opinione pubblica italica divisa tra Guelfi e Ghibellini; la metà lo ha portato in trionfo nell’olimpo degli dei per le sue virtù calcistiche intrinseche, mentre l’altra metà lo ha condannato per i vizi e gli eccessi, direttamente all’inferno.

“Rossigol”

Anche nelle due città d’adozione, una metropoli del Sud e una provinciale del profondo Veneto, l’amore per questi due idoli della palla si è manifestato in modo differente; rispecchiando in tutto e per tutto l’essenza caratteriale dei due protagonisti. Maradona, uno uomo con l’anima ribelle dello scugnizzo napoletano dei Quartieri Spagnoli, mentre Rossi un adulto con lo spirito intimo del bocia d’oratorio, sobrio e socievole, radicato in una provincia rispettosa e cresciuto all’ombra della Madonna di Monte Berico.

In bicicletta in Piazza dei Signori a Vicenza

Ed erano queste le caratteristiche essenziali con cui scendevano in campo i due nostri eroi della pedata, come direbbe Gianni Brera; el Pibe de Oro, giocatore avviluppato alla pelota con un senso di rivalsa quasi rabbiosa, nato a pane e calcio in un quartiere povero di Buenos Aires e Pablito, calciatore solare, cresciuto nelle squadrette di parrocchia nella periferia di Prato, maturato al gioco per puro divertimento.

Uno striscione significativo

Diego che ambiva, col suo ego smisurato al riscatto personale con l’obiettivo fisso e determinato di diventare campione del mondo, mentre Paolo, ragazzo della porta accanto, sempre gentile e disponibile, che aspirava ad una carriera calcistica dignitosa, soddisfatto e felice di potere esibire le sue doti agonistiche schiette per far divertir la gente; il sogno comune a tanti ragazzi di provincia.

L’eroe incopreso del Mundial

Quello che rimane in me impresso dei due protagonisti mondiali è proprio il loro carattere dissimile e due percorsi di vita paralleli, ma tanto diversi. Due protagonisti della storia del calcio con personalità contrapposte in cui vedo impresse nell’oro due facce in una stessa medaglia: quella del campionato del mondo.

Da una parte c’è quella di Diego Armando Maradona, un semidio del calcio, mentre sul rovescio l’effige di Paolo Rossi, un antidivo per natura. Un Pablito, talmente umano e alla mano, che in una delle ultime interviste, quasi scusandosi per l’allegoria proposta, con la chiarezza d’espressione con la quale dialogava ed un sorriso che apparteneva alla sua anima, disse al cronista che lo ascoltava, forse un po’ arrossendo e con la voce leggermente incrinata dalla commozione: “ Mi piacerebbe si ricordassero di me con un solo fotogramma. La maglia azzurra addosso, le braccia aperte al cielo. Paolo Rossi: el hombre del partido”

Giuseppe (Joe) Bonato

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