I segreti dello “stregone bianco”
Feb 1, 2024

Tra i personaggi più affascinanti nel panorama calcistico mondiale c’è stato senza ombra di dubbio lui. Una sorta di esploratore del pallone. Bruno Metsu, francese, scomparso a soli 59 anni, ha ideato uno dei più grandi sconvolgimenti nella storia della Coppa del mondo di calcio. Il francese ha lasciato nello sconforto milioni di suoi connazionali il 31 maggio 2002, quando i campioni del mondo in carica furono battuti 1-0 a Seoul dal Senegal nella partita di apertura. La sconfitta mise  la Francia sulla strada per una triste eliminazione già nella fase a gironi, mentre il Senegal – i “Leoni di Teranga” – fu spronato a correre verso i quarti di finale, dove si arrese alla Turchia, realizzando comunque una dlle migliori prestazioni di una squadra africana nelle fasi finali dei Mondiali. “Non sono il miglior allenatore del mondo, ma adesso forse non sono poi così male”, disse Metsu quella sera. “Sono veramente contento di questo, è stata una grande vittoria e un risultato importante”.

Mentre motiva i calciatori del Senegal

Nato nel gennaio 1954, Metsu aveva avuto una carriera da giocatore di discreto successo come centrocampista offensivo, con un’esperienza in Belgio con l’Anderlecht. Prima di affrontare la sfida con il Senegal aveva allenato per tredici anni con esperienze anche a Lille e Sedan. Immediatamente riconoscibile al culmine della sua carriera per la sua lunga chioma di capelli e gli abiti attillati, è diventato allenatore del Senegal nel 2000, quando la squadra era appena stata eliminata nei quarti di finale della Coppa d’Africa. Rimettendola rapidamente in forma, soprattutto dal punto di vista mentale, Metsu l’ha portato alla sua prima fase finale della rassegna continentale due anni dopo in Mali. Nonostante la sconfitta contro il Camerun ai rigori, “lo stregone bianco”, al suo ritorno a Dakar, aveva ottenuto un ricevimento sul tappeto rosso.

https://www.youtube.com/watch?v=JqTQm7DRtKM

 

 

Nella Coppa del Mondo del 2002 il Senegal finì nel Gruppo A con Francia, Danimarca e Uruguay. Metsu realizzò un video che dimostrava le debolezze dei campioni del mondo, poi sul campo Papa Diop segnò il gol della vittoria. Il Senegal proseguì il suo cammino battendo la Svezia agli ottavi, diventando la prima squadra africana a raggiungere i quarti di finale dopo il Camerun nel 1990. Alla fine passò la Turchia ai tempi supplementari grazie al golden goal di Ilhan Mansız. Metsu si è convertito dal cristianesimo all’Islam mentre era in Senegal per sposare una donna musulmana, poi ha trascorso il resto della sua carriera di allenatore in Medio Oriente, guidando squadre come Al Ain e Al Ittihad, così come gli Emirati Arabi Uniti e la nazionale del Qatar. Nel luglio 2012 è diventato allenatore dell’Al Wasl negli Emirati Arabi Uniti, in sostituzione di Diego Maradona, ma si è dimesso a ottobre, essendogli stato diagnosticato un cancro terminale con tre mesi di vita. Ha resistito quasi un anno intero, ma poi è morto a casa sua a Coudekerque, dopo essere stato perdonato dai francesi.

L’attaccante senegalese Souleymane Camara ha detto di Metsu: “Più che un allenatore, era un fratello maggiore per noi. Quello che mi è piaciuto soprattutto di lui era che quando avevamo bisogno di lavorare, abbiamo lavorato, ma quando avevamo bisogno di divertirci, si è divertito anche lui con noi”.
 

https://www.youtube.com/watch?v=Saassi3BvyE

 

Le sue erano squadre di carattere e fatica, operaie e astute, con un solo punto di riferimento in attacco, ali veloci e molta densità a centrocampo, povertà tattica e tecnica mescolata a resistenza fisica e velocità. Entravano in campo con tutta la grinta del proprio allenatore. Quella grinta che questa volta, nella sua ultima grande battaglia, non gli è bastata per vincere e sorprendere ancora. Metsu è morto, ma ha lasciato una grande eredità al mondo del calcio: la favola è possibile, tante cenerentole possono diventare principesse per un po’, stupire e stupirsi perché in fondo anche un pallone che rotola può diventare poesia.

Mario Bocchio

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