Virdis non voleva la Juve, ma poi…
Giu 26, 2022

È entrato nella storia juventina, più che per le sue gesta, per quel clamoroso (per quei tempi) rifiuto di vestire la maglia bianconera. Nell’estate 1977, infatti, Boniperti lo vuole a Torino. La valutazione è di oltre due miliardi: la Juventus che non era riuscita a raggiungere Riva non vuole lasciarsi scappare quello che è considerato, da tutti, il suo erede. Ma poche ore dopo la firma del contratto, il giocatore rifiuta il trasferimento, con motivazioni in gran parte personali.

Virdis nel Cagliari

Dopo un colloquio con Boniperti e un ultimatum che non gli lascia scelta, Pietro Paolo raggiunge Villar Perosa il 25 luglio, il giorno fissato per il raduno. L’avvocato Agnelli avrebbe rinunciato a lui; dice, infatti, in quelle ore: «Inutile forzare una decisione, si rischia di compromettere sul nascere ogni rapporto». «Fu una storia davvero strana – ricorda Virdis – io non avevo alcuna intenzione di lasciare la mia terra e per questo puntavo i piedi, ma le pressioni, affinché cambiassi idea, si rivelarono insostenibili. Non so come, ma il massimo dirigente bianconero riuscì a trovarmi e, così, sottoscrivemmo l’accordo nello scantinato di un negozio di Santa Teresa di Gallura».

Nella Juve, in una serata di Coppe europee

Pietro nasce in provincia di Sassari il 26 giugno 1957 e si mette in evidenza con la maglia del Cagliari: buona tecnica, forte di testa, fisicamente adatto a combattere alla pari con i difensori più arcigni, grande determinazione, ma anche un caratterino niente facile. La Juventus ripone molta fiducia in quel baffuto ragazzo, in prospettiva futura, per sostituire Boninsegna. Gli inizi sono molto confortanti: alla prima giornata di campionato arriva il Foggia al Comunale: da 0-0 al riposo al clamoroso 6-0 finale, a cui contribuisce entrando all’inizio della ripresa. Poi, a Napoli, segna addirittura il goal della vittoria, candidandosi a giocare titolare ma, improvvisamente, si blocca. Prima si accampano scuse tecniche, si parla di incomprensioni con il Trap, di difficoltà di ambientamento nella grande città, poi la triste realtà; mononucleosi, campionato finito. La Juventus vince il diciottesimo scudetto e arriva in semifinale di Coppa dei Campioni ma Virdis colleziona poche presenze.

Virdis ha, comunque, la fiducia dell’ambiente juventino e il 1978-’79, è una stagione decisamente migliore: pur estraniandosi spesso dal gioco, contribuisce alla causa bianconera in modo importante, facendo da sponda a Bettega e segnando goal decisivi. È il secondo cannoniere della Juventus, dopo Bettega, e un suo goal al Catanzaro in semifinale spiana alla squadra la strada per la conquista della Coppa Italia. Purtroppo, il rendimento di Pietro non è costante, talvolta è anche poco concentrato in zona goal: la stagione successiva, le sue presenze tornano a scendere e il suo contributo ritorna marginale. La società decide che sia meglio trovargli un posto dove rigenerarsi: ritorna, in prestito a Cagliari per un anno, dove disputerà una stagione positiva, di chiaro rilancio.

Il miglior Virdis di sempre si vede nel 1981-’82, al ritorno dalla Sardegna: «Sono stato io a chiedere a Boniperti di ritornare alla Juventus, perché volevo riprendere contatto con le mie vere possibilità, rifacendo il cammino fin dai primi passi. E poi c’era un altro motivo importante; mi ero reso conto che ero partito con il piede sbagliato, quando arrivai a Torino la prima volta. Quel rifiuto al mio trasferimento condizionò immediatamente il rapporto tra me e l’opinione pubblica; non solo, ma addirittura fra me e i miei compagni. Ecco il motivo per cui non ebbi a rendere a sufficienza, ecco perché sorse quella barriera fra me e i tifosi bianconeri. Quando si è giovani, si crede e si pensa di essere maturi, però non lo si è mai abbastanza; a conti fatti, ci si accorge di navigare nel bel mezzo del mare dell’errore. È quanto è successo a me; per un anno ho vissuto fra così tanti errori da restarne distrutto moralmente».

Virdis-Zico. Che coppia ragazzi… In quel campionato il brasiliano ed il bomber italiano realizzarono in tutto 29 gol (19 Zico e 10 Virdis)

È lui uno dei protagonisti di una Juventus tosta e poco spettacolare, quando è chiamato a sostituire Bettega, infortunatosi seriamente e costretto a chiudere con largo anticipo la stagione e a rinunciare al Mondiale in Spagna. Virdis è capocannoniere juventino, con nove centri in campionato e tre nelle coppe, ma ha il torto e la sfortuna di dare il massimo quando la concorrenza nel ruolo si è fatta, in prospettiva, terribile.

Nel Milan con Gullit

La Juventus recupera Paolo Rossi, dopo la squalifica, esplode Nanu Galderisi e stanno arrivando Platini e Boniek; per Pietro Paolo Virdis, non c’è più spazio.

Lascia la Juventus per l’Udinese, dopo 110 partite e ventinove reti, molte in assoluto ma poche rispetto alle premesse.

Ancora nel Milan, dopo un gol al “San Paolo” contro il Napoli

Nel Lecce, la sua ultima squadra, insieme a Pasculli

Virdis, tenacemente cercato a vent’anni, dieci anni più tardi, nel Milan di Gullit e Van Basten, si rivelerà davvero un ottimo giocatore.

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