Il punto più alto nella storia del Catanzaro
Apr 23, 2021

Dal ripescaggio alla vetta della classifica. Il 19 ottobre 1980, dopo aver pareggiato sul campo del Brescia, il Catanzaro raggiunse il primato in serie A grazie al tracollo della Roma a Napoli. Il gol del centravanti Carlo Borghi, uno dei nomi nuovi della squadra calabrese, entrato in campo pochi minuti prima al posto dell’infortunato Palanca, sbloccò le marcature sfruttando un rimpallo in area dopo un contrasto tra Sabato e il bresciano Venturi. I tifosi giallorossi provarono lo stupendo brivido del primato solitario in A. Una sensazione durata appena “sedici minuti”.

Il tiro di Borghi

In avvio di ripresa, infatti, un gol di Bergamaschi ristabilì la parità e al termine di quella giornata, complice anche lo 0-0 tra Fiorentina e Inter, il Catanzaro fu una delle quattro capoclassifica dopo cinque giornate di campionato. “Squadra coriacea e completa in ogni settore”, riportarono le cronache del tempo a proposito dell’undici guidato da Tarcisio Burgnich. Tra i migliori, nella domenica del primato, si segnalarono Morganti ed Orazi a centrocampo, il centravanti De Giorgis, insidiosissimo e pericoloso, spina nel fianco della difesa bresciana. In difesa, oltre all’affidabile portiere Zaninelli, il migliore fu l’ex milanista Sabadini, vero baluardo quando i tentativi dei padroni di casa, nella ripresa, divennero continui, monumentale nel respingere un tiro a botta sicura del centravanti avversario Penzo a 25’ dal termine.

Un undici nella tradizionale maglia di quei tempi

Negli spogliatoi, Burgnich commentò a caldo con un telegrafico “Mi accontento” a fronte dell’amarezza del suo collega bresciano, Alfredo Magni, che parlò di “punto perso dalla sua squadra”.

Il Corriere dello Sport Stadio del 20 ottobre raccontò così lo storico pomeriggio dei calabresi: «Un quartetto al comando, c’è anche il Catanzaro. Trionfa la provincia calcistica, rappresentata dalla sua squadra miracolo. Per sedici minuti il Catanzaro ha sognato ad occhi aperti: era solo in testa. La curva sud, palesata di giallorosso, era tutta fremiti. La gente adesso sta lasciando Brescia, calano le prime ombre della sera, la festa continua, sono caroselli allegri. Il Catanzaro è in testa assieme a Fiorentina, Inter e Roma. Senza quel dannato autogol, senza il pareggio bresciano, sarebbe stato primato in solitudine».

Il Catanzaro contro il Como

Dopo aver mantenuto il posto in massima serie in seguito allo scandalo del Calcioscommesse, che condannò Milan e Lazio alla B, la società calabrese scelse la linea dei giovani. Arrivarono in giallorosso l’estremo difensore Zaninelli (ex Parma), il difensore Morganti (via Cesena) ed il centrocampista Sabato (di proprietà dell’Inter). In avanti, oltre a Borghi, dalla Sampdoria fu ingaggiato De Giorgis. Giocatori provenienti dal campionato cadetto, ad eccezione di Boscolo che fu prelevato dall’Avellino. Dopo l’esordio in A nella fasi finali della stagione precedente, lanciato da Carletto Mazzone, trovò collocazione stabile in squadra anche Massimo Mauro, prodotto del vivaio calabrese.

Napoli-Catanzaro 1-1, il pareggio di Sabato

Il Catanzaro 1980-’81 venne affidato al vicecampione del mondo di Messico ’70, Tarcisio Burgnich, reduce da un biennio in C1 alla guida del Livorno. Le scelte di mercato, volute dal presidente Adriano Merlo, successore nella massima carica dirigenziale del mitico Nicola Ceravolo, non convinsero gli addetti ai lavori che bocciarono senza appello la campagna acquisti dei giallorossi. Il campo, tuttavia, smentì le cassandre, mostrando una squadra decisa e risoluta, capace di pareggiare in trasferta contro Napoli e Fiorentina (due pretendenti allo scudetto) e piegare Torino e Como davanti al pubblico di casa. La partita contro i lariani venne sbloccata al 15’ della ripresa da un calcio di punizione strepitoso di Massimo Palanca, alla sua ultima stagione con i calabresi. Una staffilata che piegò le mani dell’esperto portiere William Vecchi. Negli spogliatoi, intervistato da un giornalista, l’estremo difensore comasco dichiarò: “La palla sembrava impazzita, mai visto nulla di simile”. Nella domenica del primato, l’infortunio di Palanca, costretto ad un riposo forzato di due mesi, rappresentò l’unica nota stonata.

Il primo posto sembrò distrarre i giocatori di Burgnich, battuti in casa, la domenica seguente, dal Perugia che fin lì aveva rimediato solo sconfitte. I detrattori della squadra tornarono all’opera, parlando di “fuoco di paglia”. Il Catanzaro smentì ancora una volta gli scettici, costringendo la capolista Roma allo 0-0 casalingo e bloccando la Juventus, futura campione d’Italia, con lo stesso risultato. Dopo lo scherzo dell’ex Chimenti, decisivo nella vittoria della Pistoiese in terra di Calabria, l’ultima di andata vide il Catanzaro impattare un prezioso 2-2 contro l’Inter, in quel di San Siro. Un gol di De Giorgis, a 12’ dal termine, riequilibrò il risultato dopo l’autorete di Canuti e le marcature nerazzurre di Prohaska e Beccalossi.

Catanzaro-Torino 1-0, il gol di Palanca

Con un bottino di 14 punti, il Catanzaro chiuse l’andata al settimo posto. Niente male per una squadra definita, ad inizio stagione, come una sorta di compagine materasso. Nel girone di ritorno, i calabresi pensarono a mettere fieno in cascina, cercando di raggiungere, prima possibile, la quota salvezza.

Tanti i pareggi, tra cui quello casalingo contro la Roma, impegnata nella volata scudetto a tre con Juventus e Napoli. Tra gli acuti del Catanzaro va citato il successo di Ascoli (1-2, reti di Palanca e Borghi). I giallorossi calabresi salutarono i propri tifosi pareggiando, all’ultima giornata, contro l’Inter campione d’Italia uscente. Il bottino finale fu di 29 punti ed un settimo posto di grandissimo prestigio, in coabitazione con l’altra rivelazione stagionale, il Bologna di Gigi Radice.

Menichini contro Graziani in Catanzaro-Torino

Palanca, con 13 gol, si piazzò al secondo posto nella classifica marcatori, alle spalle del romanista Pruzzo. Dopo sette anni, “l’Imperatore” (così definito dalla Curva Ovest del tifo catanzarese) venne ceduto al Napoli. Un passaggio che portò nelle casse della società calabrese un miliardo e 350 milioni di lire, oltre alla comproprietà di Armando Cascione. Idolo della tifoseria, bomber in B nella stagione 1977-’78, tra i ricordi più belli lasciati da Palanca a Catanzaro c’è la tripletta inflitta alla Roma, allo stadio Olimpico, il 4 marzo 1979, con un gol realizzato direttamente dalla bandierina del corner.

Campionato 1981-’82, figurine “Panini”

Ed anche una delle tredici reti segnate da Palanca nella stagione 1980-’81 arrivò direttamente da calcio d’angolo, grazie al suo magico piede sinistro. Per questo fu soprannominato Piedino di Fata (calzava il numero 37). Sandro Ciotti lo definì “uno dei migliori sinistri d’Europa”. Diventato un mito a Catanzaro, quasi un Pelè proletario capace di gol impossibili, punizioni a foglia morta e parabole diaboliche imparabili per i portieri. Estro e fantasia concentrati in appena 169 centimetri di altezza.

Catanzaro-Ascoli, il gol di Palanca

La stagione 1981-’82 del Catanzaro fu quella della conferma. La squadra venne affidata al tecnico Bruno Pace, giovane allenatore di 38 anni, reduce da un biennio trascorso a Modena. Arrivarono in giallorosso tre giovani, Celestini, Cascione e Palese, oltre all’esperto Sergio Santarini, altro rinforzo del reparto arretrato. Dalla Mestrina, club di serie C2, fu prelevato Edy Bivi, 21 anni, giunto a Catanzaro con l’arduo compito di non far rimpiangere Palanca. Un mancino veloce e molto rapido in area di rigore, cresciuto nelle giovanili della Fiorentina.

“Tato” Sabadini e Fanna in un Catanzaro-Juventus 0-0

L’esordio di Bivi fu proprio contro la nuova squadra di Palanca. Al San Paolo di Napoli, dopo il gol di Pellegrini, il centravanti giallorosso firmò il pareggio, nel finale, su calcio di rigore. C’è anche il giocatore straniero nel Catanzaro 1981-’82: il romeno Viorel Năstase, attaccante prelevato dal Monaco 1860.

In Calabria lascerà pochi ricordi. Mister Pace riuscì a dare alla squadra una precisa fisionomia ed un gioco divertente. A farne le spese, alla settima giornata, fu il Milan di Radice, asfaltato a Catanzaro domenica 1 novembre 1981. Partenza choc dei padroni di casa, a segno con Bivi e Borghi nei primi dieci minuti. Tifosi in visibilio. Alla mezzora della ripresa, Massimo Mauro fissò il punteggio sul 3-0 dopo aver ridicolizzato la difesa milanista, con standing ovation dei tifosi di casa. La coppia Bivi-Borghi colpì anche al Comunale di Torino contro i granata di Massimo Giacomini.

Lo stadio milanese di San Siro, in quella stagione, vide Bivi come assoluto protagonista nel doppio passaggio del Catanzaro in campionato. Il 31 gennaio 1982, l’attaccante della squadra giallorossa firmò il pareggio contro l’Inter, passata in vantaggio con Oriali. Un mese e mezzo dopo, contro il Milan, l’impresa fu ancora più prestigiosa: 1-0, vittoria da consegnare alla storia del club calabrese. Bivi, dopo un colpo di testa che costrinse l’estremo difensore Piotti a smanacciare in tuffo sul palo, mise in rete a porta vuota il pallone decisivo, davanti ad un attonito Buriani e dando l’ennesimo dispiacere stagionale ai tifosi milanisti. A completare l’impresa giunsero le parate di Zaninelli (provvidenziale in parecchie circostanze) e l’ottima prova di Mauro, migliore in campo, autore del cross dal quale scaturì il gol della vittoria. I folletti del Catanzaro danzarono contro un Piccolo Diavolo avviato ad un mesto ritorno in cadetteria, bocciato per la prima volta dal verdetto del campo.

La vena realizzativa del centravanti del Catanzaro colpì anche la Roma che all’Olimpico fu infilzata due volte da Bivi (uno dei due gol fu inserito nel film “Io so che tu sai che io so”, con Alberto Sordi e Monica Vitti) che timbrò il cartellino marcatori anche nel vittorioso incontro casalingo contro il Torino, due punti che blindarono la salvezza dei calabresi con ampio anticipo. A fine campionato, il bottino di Edy Bivi, al suo primo anno in A, fu di 12 reti, secondo miglior bomber del massimo campionato alle spalle del solito Pruzzo.

Dai quotidiani sportivi del tempo

Durante una puntata della trasmissione Rai “Domenica In”, che in quell’annata ospitava settimanalmente gruppi di tifosi di squadre di serie A, il presidente del Catanzaro Club consegnò a Pippo Baudo decine di copie di un giornalino giallorosso distribuito allo stadio. Era il numero in cui si celebrava la conquista anticipata della salvezza, traguardo che smentì il presentatore siciliano che ad inizio stagione aveva pronosticato la retrocessione dei calabresi.

Massimo Mauro divenne una certezza. Nato nel maggio del 1962, ala destra molto abile nei dribbling, a venti anni diventò uomo mercato. Passò all’Udinese, approdando anche nella Nazionale under 21. Fu la prima tappa di una carriera prestigiosa che lo vedrà indossare anche le casacche di Juventus e Napoli e giocare a fianco di fuoriclasse del calibro di Zico, Platini e Maradona.

Ancora il Catanzaro 1981-’82 sulle figurine


La seconda stagione magica del Catanzaro fu impreziosita, inoltre, dall’ottimo cammino in Coppa Italia dove la squadra di Pace sfiorò l’ingresso in finale. Dopo aver messo in riga Catania, Palermo, Pistoiese e Cesena al primo turno, i calabresi compirono un’autentica impresa ai quarti di finale contro il Napoli che all’andata si era imposto a Catanzaro 1-0. Al San Paolo, i gol di Năstase e Santarini ribaltarono la situazione. L’impresa fu soltanto sfiorata, in semifinale, contro l’Inter. A San Siro, nella partita d’andata, le cose si misero subito per il verso giusto grazie ad un gol di Borghi al 39’ del primo tempo. Nella ripresa, i nerazzurri, con le reti di Bergomi e Altobelli, conquistarono una vittoria di misura che lasciava aperto il discorso qualificazione.

Bruno Pace sulla panchina del Catanzaro

In casa, al Catanzaro sarebbe bastato anche uno striminzito 1-0 per entrare in finale. Il gol arrivò dopo appena due giri d’orologio, firmato dal solito Bivi. Il Catanzaro riuscì a controllare la reazione interista per tutta la prima frazione. In avvio di ripresa, arrivò il pareggio di Beccalossi su rigore. Sembrò la fine dei sogni ma Borghi diede un calcio al destino avverso riportando in vantaggio i calabresi al 65’. Furono necessari i tempi supplementari.

La svolta la impresse Altobelli, a segno al 7’ della prima frazione extra. La rete del 3-2, firmata da Cascione, servì solo per le statistiche. In finale andò l’Inter, al Catanzaro rimase solo la buona prestazione e tanto rammarico.

Il biennio 1980-’82 rappresenta il punto più elevato della storia calcistica del Catanzaro. La favola dei giallorossi si concluse un anno dopo, con la squadra ultima in classifica al termine del campionato 1982-’83. In quella stagione, il Catanzaro ottenne il misero bottino di 13 punti, con 56 gol sul groppone, appena 21 all’attivo e senza mai essere competitivo nella lotta salvezza.

Sergio Taccone

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