Il calcio romantico negli anni di piombo
Dic 31, 2020

Un bel libro. È il nuovo libro di Matteo Fontana per la collana ‘Spalti gremiti’: “‘Cavalli Selvaggi. Campioni romantici e ribelli nell’Italia di piombo“‘, di Eclettica Edizioni con prefazione di Nicola Rao.

“Il piombo, le fiamme, il sangue. Le bombe. L’odio politico, gli scontri ideologici e le perverse strategie mosse da oscuri burattinai — spiega Fontana descrivendo la sua opera — la crisi petrolifera, i colpi di pistola, i mitra. L’Italia che per più di un decennio ha vissuto una guerra civile non dichiarata, alimentata dal terrorismo. La stessa Italia che però era, anche, un Paese che stava cambiando se stesso, in un fermento sociale e culturale figlio prima del ’68 e poi del ’77. C’erano i giovani che si sparavano in nome di contrapposizioni assassine, ma anche quelli che sognavano di contribuire alla costruzione di una nazione più equa, inclusiva e moderna. In un contesto che ha attraversato un’intera generazione e in cui i morti e le tragedie erano una dolorosa quotidianità rimaneva un filo comune di unione condivisa: il calcio, ancora distante dall’essere un business e che, invece, era un forte strumento di aggregazione popolare in quell’Italia spezzata.

Paolo Sollier mentre legge il libro.

Le distanze e i conflitti si attenuavano nelle domeniche allo stadio, lo spazio neutro in cui si agitavano campioni che correvano fuori dagli schemi. Erano matti romantici: Gianfranco Zigoni, Paolo Sollier, Ezio Vendrame, la Lazio di Chinaglia, Garlaschelli, Re Cecconi e, poi, di Bruno Giordano, ferita da drammi infiniti. Fuoriclasse irregolari, da Bob Vieri ad Alviero Chiorri, eroi di provincia come Massimo Palanca e Gianluca De Ponti, giocolieri metropolitani quali Giorgio Braglia, Evaristo Beccalossi e Walter Alfredo Novellino. In un’Italia pazza, feroce e sentimentale, i loro gol erano gli avventurosi racconti di pirati che lenivano le paure del domani”.

Dice il giornalista e scrittore Nicola Rao nella prefazione: “È un grande racconto che sovrappone le storie di violenza politica e di terrorismo a quelle di calcio, alterna sapientemente la narrazione di piccoli e grandi misteri d’Italia con i piccoli e grandi retroscena di ingaggi, trasferimenti, discussioni e talvolta liti negli spogliatoi, gol fatti e gol mancati”.

Mario Bocchio

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