Ranieri: l’esordio alla Vigor Lamezia e i contrasti con i napoletani della squadra
Gen 15, 2021

Nel 2016, proprio in una delle sue stagioni più tribolate ed umilianti, e non certo per colpa di staff tecnico e giocatori, la Vigor Lamezia finì addirittura sulle prestigiose pagine del quotidiano inglese “The Guardian”. Il motivo stava nella invece trionfale annata che viveva il “piccolo” Leicester di Claudio Ranieri, che iniziò la carriera di allenatore proprio a Lamezia, sponda biancoverde, nella lontana stagione 1986-’87. 

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Le varie tappe del Ranieri allenatore sono state riassunte, attraverso le testimonianze di suoi ex calciatori, dal giornalista Paolo Bandini. Come noto, l’esperienza vigorina dell’allenatore romano durò soltanto sei mesi, visto che lasciò la squadra a dicembre, prima in classifica ed ancora imbattuta, poiché di fatto “sfiduciato” dal blocco napoletano della squadra. 

La Vigor Lamezia di Ranieri

Claudio Ranieri: un uomo gentile e di principi, sull’orlo dell’immortalità.  Questo il titolo, tradotto alla lettera in italiano, dell’articolo in questione, uscito sul quotidiano fondato a Manchester nel 1821.

Fabio Fraschetti (foto a fianco), elegante libero di quella Vigor che avrebbe poi vinto nettamente il girone I dell’allora campionato Interregionale, al “The Guardian” ha ricordato come Ranieri soleva presentarsi ogni martedì agli allenamenti con un fascio di giornali sotto il braccio, commentando gli eventuali voti insufficienti  presi dai suoi giocatori. “Non lo faceva per metterci in imbarazzo – svela tuttavia Fraschetti – bensì per sdrammatizzarci su, facendo intendere che non aveva importanza. In pratica, trasformava le recensioni negative in qualcosa di positivo”. Scendendo nei dettagli, Fraschetti spiega come Ranieri si dimostrò subito un innovatore a livello tecnico-tattico. “Portò la marcatura a zona, modo di giocare allora ancora poco praticato, a Lamezia ed usava molto la psicologia dello sport”.

Ranieri sulla panchina del Napoli

Fraschetti racconta pure le cause che portarono il buon Claudio a gettare la spugna.  “In quel frangente c’era un agente molto vicino al presidente, dato che aveva portato in biancoverde un gruppo di giocatori della sua scuderia. Ranieri non volle curarsi di questa situazione e continuò a schierare chi secondo lui meritava di giocare. Il che portò ad attrito e momenti di tensione. Così, alla fine , si è dimesso”.

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Il cronista italo-inglese scrive quindi di un Claudio Ranieri uomo di principi, che parla in modo schietto guardando sempre negli occhi i propri calciatori.

Nel Cagliari durante un allenamento. Con lui ci sono Enzo Francescoli, Gianfranco Matteoli, Daniel Fonseca, Jose Oscar Herrerai, Pierluigi Corellas, il portiere Nicola Dibitonto e Massimiliano Rosa 

Un manager che tratta tutti allo stesso modo, indipendentemente dal fatto che si tratti di un ragazzino appena approdato in prima squadra o di un veterano.

Proprio a quest’ultimo concetto si riaggancia la testimonianza di Antonio Gatto (foto a fianco), divenuto anche lui trainer della Vigor Lamezia, che nell’estate-autunno del 1986, nonostante avesse appena sedici anni, fu lanciato in prima squadra proprio da Ranieri, che stravedeva per quel ragazzino dai folti e ricci capelli. “Dal primo giorno, – racconta Gatto al “The Guardian” –  mi ha trattato come se fossi molto più esperto della mia età. Mi parlava con lo stesso tono e linguaggio usati verso i senatori della squadra, e non si faceva alcun problema a gettarmi nella mischia. Tenete presente, tra l’altro, che per giocare allora avevo bisogno ogni volta di una firma dei miei genitori proprio perché giovanissimo”.

Ferdinando Gaetano

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