Ci manca tanto quel confronto con la storia
Lug 14, 2023

Non è mai stata una partita come le altre. E non c’entra che sia un derby. Quella tra Casale e Alessandria è una rivalità che non ha mai trovato giustificazione nel fatto sportivo, la partita è sempre stata cattiva per via della storia, come sostiene a ragione Giancarlo Ramezzana (foto sotto), vero cultore del mondo nerostellato.

Nel 1215 gli alessandrini insieme al conte Tomaso di Savoia, ai milanesi, ai vercellesi e ai tortonesi devastarono e misero a ferro e fuoco Casale, rubando i corpi dei Santi Evasio, Natale e Proietto. Si impossessarono inoltre di un galletto e di un angelo di ottone che erano sulle torri della Cattedrale.

La vendetta casalese avvenne solo nel 1403 grazie al crudele mercenario Facino Cane, che riuscì a saccheggiare Alessandria, riportando a Casale le spoglie dei santi e prendendosi il grande crocefisso di legno che ancora fa bella mostra nel Duomo casalese.
Il galletto invece, è ancora oggi sulla basilica di ferro e lamiera che sovrasta l’orologio a tre quadranti posto sul fastigio del palazzo del comune di Alessandria.

 

Pagina de “Lo Sport Illustrato”, match Alessandria-Casale.

 

 

Calcisticamente parlando, Casale ha sempre vissuto il dualismo con la Pro Vercelli, perché allora erano le Bianche Casacche a costituire un punto di prestigioso riferimento nel panorama nazionale e perché, proprio nel massimo splendore del ciclo nerostellato culminato con la vittoria dello scudetto nel 1914, i Grigi alessandrini non avevano ancora dato vita alla loro celebre scuola.

Casale-Alessandria 3-1 nel 1945’46, campionato misto B-C con promozione in serie A dei Grigi. In primo piano Miglio e Cassano.

 

Casale ha dunque sempre odiato Alessandria per quei lontanissimi fatti storici, finendo poi per concentrare i sentimenti di rivalsa anche in una partita.
Nel 1927 l’Alessandria vinse la Coppa Coni a scapito del Casale. Nella stagione successiva sfiorò la conquista dello scudetto: superata la prima fase del campionato i lanciatissimi Grigi si ritrovarono a lottare per il titolo, nel girone finale a otto squadre, contro il Torino dell’ex Baloncieri. Fu una pesante e inopinata sconfitta subita proprio sul campo del Casale, ultimo in classifica, a cancellare i sogni di gloria della squadra di Carcano, alla quale non bastò sconfiggere il Torino, nello scontro diretto, per riagganciarlo in vetta.

 

L’esperto portiere Curti, autore di una prestazione negativa finì nel mirino sospettato da più parti di aver organizzato una combine con i monferrini. Non fu ritenuto necessario dalle autorità, già pesantemente screditate dopo la bufera che aveva travolto il mondo del calcio dopo il famoso caso Allemandi che scucì d’ufficio il tricolore dalla maglia granata del Toro, aprire indagini su quel derby.

 

Alessandria-Casale 4-1 del 1933-’34.

 

Ma a noi piace pensare che in fondo non ci fu nessun misterioso andamento, ma fu ancora una volta l’odio casalese a produrre un sussulto d’orgoglio in quei giocatori, decisi a tutti i costi a dare un dispiacere a chi indossava quella maglia grigia che voleva dire Alessandria.

 

Alessandria-Casale 1-0, 1987-’88.

 

Chi come me è venuto alla luce alle soglie degli anni Settanta, ha solo potuto ascoltare le testimonianze orali di coloro che videro di persona le sfide tra il terzo e il quarto lato del celebre Quadrilatero delle università del football.

 

Derby in notturna di Coppa Italia a Casale Monferrato.

 

Ma ha potuto esaltarsi nei mitici anni Ottanta e anche nei primi anni Novanta, quando questo derby riusciva a riempire all’inverosimile il “Moccagatta” e il “Natal Palli”.

 

Casale-Alessandria 0-0, campionato 1979-’80. Raiteri contrasta un giocatore nerostellato.

 

È stata l’epoca in cui c’erano ancora le bandiere, come Attilio Fait a Casale e Toni Colombo ad Alessandria, per cui quando uno come il sopraffino Scarrone ad un certo punto decise di abbandonare la maglia grigia per indossare quella nerostellata, lo striscione che apparve al “Moccagatta” fu la logica conseguenza del tradimento consumato: “Scarrone puttana l’hai fatto per la grana”. Parole crude, dirette a trafiggere l’orgoglio e la dignità di chi tanto aveva osato.

 

 

 

“Grigionero cane bastardo”, “Neri merda, neri neri merda”: le curve davano il là alla sinfonia del peana di guerra.

 

Alessandria-Casale 1-0, 1975-’76. Rete di Giani.

 

Il calcio era ancora un sogno, un mito, era fantasia, se volete anche letteratura. Oggi abbiamo perso tutte queste caratteristiche, anche se alla fine il pallone comincia a rotolare e tutto quanto ritorna ad essere se vogliamo anche stupore. Però noi dobbiamo sempre ripercorrere quello che è stato e andare all’epifania del calcio. Ecco perché ci manca tremendamente Alessandria-Casale o se volete Casale-Alessandria. Il derby cattivo.

Mario Bocchio

 

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